Sicilia, 20 milioni per il south working: l'idea di Schifani

Venti milioni sul south working, mossa del governo regionale per i giovani

Il governatore Renato Schifani
Per il futuro si valuta un cambio di strategia: Finanziaria espansiva e meno manovrine

PALERMO – Consentire ai giovani siciliani assunti nelle aziende del Nord di lavorare in remoto da casa. È questa, per sommi capi, la mossa che il governatore Renato Schifani intende mettere a punto per favorire il rientro dei giovani dal Settentrione in Sicilia.

Come funziona il south working

La misura, che prende il nome di ‘south working’, dovrebbe avere una dotazione di almeno venti milioni di euro. I dettagli sono allo studio a Palazzo d’Orleans, dove intanto si preparano gli ultimi dettagli delle controdeduzioni da presentare alla Corte dei conti su rifiuti e acqua per lunedì. L’idea di fondo è quella di mettere in piedi un sistema per fornire degli incentivi alle aziende che consentiranno ai loro dipendenti di lavorare da casa, o in strutture messe a disposizione dalla Regione. Una linea che sposa un orientamento già maturato nelle aziende in occasione dell’emergenza Covid.

Lo spazio economico e normativo sarà trovato già con la manovra quater, che sarà il primo punto all’ordine del giorno al rientro dalla pausa estiva dell’Ars, ma gli incentivi partiranno nel 2026. Schifani ha chiesto ai suoi collaboratori e all’assessorato all’Economia, guidato da Alessandro Dagnino, di studiare bene la misura. La norma, infatti, dovrà essere compatibile con le regole europee poste a tutela della libera concorrenza nel mercato.

Schifani: “Un’idea che mi piace molto”

L’idea del south working è stata lanciata da Schifani a Etna Forum, a Ragalna, ma ora emergono i primi dettagli come la dotazione finanziaria. “Una misura che mi piace molto, dobbiamo vedere la compatibilità europea: io ci credo”, furono le parole di Schifani alla manifestazione etnea.

assessorato all'Economia
L’assessorato all’Economia

La manovra quater

A Palazzo d’Orleans e negli uffici dell’assessorato di via Notarbartolo, intanto, si ragiona sul resto della manovra quater. La strada da percorrere non è ancora stata decisa. In un primo momento sembrava che il governo volesse ripartire dalle norme stralciate dalla manovra ter, aggiungendo le nuove proposte al ddl in discussione in commissione Bilancio, ma ora ha ripreso quota l’idea di approvare un nuovo disegno di legge in Giunta.

Circa l’80% delle norme attualmente contenute nel testo stralcio, secondo quanto si apprende, resterebbero comunque in piedi. A queste si aggiungerebbero le norme sugli aiuti all’editoria (tre milioni di euro) e alle aziende agricole che intendono realizzare dei laghetti privati attraverso un bando Irfis (10 milioni). Sono le misure bocciate dall’Aula con il voto segreto nel corso dell’esame della manovra ter, alle quali si aggiungerebbero anche la stabilizzazione dei precari dei Consorzi di bonifica (7,5 milioni) e il finanziamento del servizio di assistenza alla comunicazione (Asacom) nelle scuole per gli studenti disabili (dieci milioni).

Il nodo delle mance

Il nodo da sciogliere resta quello dei 35 milioni di euro per gli interventi cari ai partiti: un impegno che Schifani intende mantenere. Saranno progetti per infrastrutture ma resta da capire il metodo di assegnazione: un Ordine del giorno con l’elenco degli interventi o una tabella da agganciare alla manovra. Una cosa è certa: il governo chiede regole certe nell’assegnazione dei fondi e nessino spazio alla discrezionalità.

Linea economica, si cambia: Finanziaria espansiva

Ad ogni modo, questa dovrebbe essere l’ultima variazione di bilancio del 2025. Tutto questo mentre Palazzo d’Orleans sta pensando ad una gestione diversa delle risorse per il 2026. Il bozzone del bilancio di previsione per il prossimo triennio arriverà il 13 settembre e il governo sta pensando ad una legge di stabilità dai caratteri più espansivi, con una dotazione di almeno un miliardo. Una Finanziaria che potrebbe essere attuata attraverso una previsione di entrate maggiormente ottimistica rispetto al passato. “Del resto le risorse alla Sicilia in questo frangente non mancano”, è il mantra che spesso viene ricordato a Palazzo d’Orleans.

Una strategia diversa rispetto agli ultimi anni. Una programmazione a lungo termine che consentirebbe alla Regione di evitare il ricorso a continue manovrine per impegnare le risorse provenienti dall’extragettito. Un modo anche per consentire al Parlamento, spesso assorbito dai temi economici, di legiferare su altro occupandosi anche delle riforme. Gli uffici dell’assessorato sono al lavoro per una stima delle entrate future che sia il più aderente possibile ai numeri che si concretizzeranno a partire dal 2026.


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