GELA (CALTANISSETTA) – Spacciatori e assuntori. A Gela gli arrestati nell’ambito dell’operazione “Sant’Ippolito” avrebbero rifornito le piazze dello spaccio e consumato sostanza stupefacente. Un giro da diverse migliaia di euro quello scoperto dalla agenti della polIzia guidati dai dirigenti Francesco Marino e Domenico Demaio. I soldi guadagnati venivano subito investiti per nuovo forniture di hashish, cocaina e marijuana.
C’è di più. Due degli indagati sottoposti a obbligo di firma, Calogero Minardi, detto Caloriu u baullaru perché in passato titolare di un’agenzia di onoranze funebri, e lo zio Orazio Valenti rubavano nei due cimiteri di Gela i portafiori in rame che andavano a rivendere nel mercato catanese.
Adesso sono entrambi indagati anche di furto nelle aziende agricole di contrada Bulala. Entravano nelle serre e trafugavano quintali di prodotti agricoli. Con loro sono finiti sotto la lente d’ingrandimento della polizia Cristofer Luca Tasca, 24 anni, e Fabio Crisci, 25, ora dietro le sbarre; Baldassarre Nicosia e Gaetano Marino, di 34 e 33 anni, si trovano ai domiciliari. Obbligo di firma anche per Francesco Salafia di 27 anni.
Il quartiere generale della banda era “Sant’Ippolito”, un rione di contrada Giardinelli a Gela. Da qui il nome dell’operazione. Era tra le vie di questo quartiere difficile che avveniva la compravendita della droga. Nel traffico erano coinvolti anche familiari e la fidanzata di uno degli indagati. In otto mesi gli inquirenti hanno registrato oltre 100 cessioni. Dato allarmante ancor di più se si pensa che un quarto degli acquirenti era minorenne. Le modalità erano sempre le stesse. Quando il telefono registrava l’invito a “prenderci un caffè”, di lì a poco sarebbe avvenuta una cessione. Nel linguaggio criptato sul filo della cornetta la droga era “una storia” o “un pacchetto di sigarette da 5” o “una bambolina”. Le misure sono state emesse dal Gip presso il Tribunale di Gela Paolo Fiore su richiesta del sostituto procuratore Antonio D’Antona e del Procuratore Fernando Asaro.