Leanza dai pm, quelle spese | senza pezze d'appoggio - Live Sicilia

Leanza dai pm, quelle spese | senza pezze d’appoggio

Lino Leanza

di RICCARDO LO VERSO Il deputato di Articolo 4 interrogato per oltre tre ore negli uffici dei pm che indagano sulle spese folli all'Assemblea regionale siciliana. Molti "vuoti" nella giustificazione di spese per migliaia di euro nel periodo in cui ricopriva la carica di capogruppo dell'Mpa. Prima di entrare negli uffici dei pm aveva detto: "Chiarirò tutto".

Leanza interrogato
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PALERMO – Prelievi in contanti, regali, pranzi e cene. Tutto, o quasi, rigorosamente senza pezze d’appoggio. Quando i finanzieri sono arrivati al gruppo Mpa di carte che giustificassero le uscite ne hanno trovate poche. Anzi, pochissime. Se ne “rammarica” per primo Lino Lenza, ex capogruppo degli autonomisti al Parlamento siciliano dal giugno 2008 allo stesso mese del 2009. Lui le pezze d’appoggio le aveva consegnate, ha detto ai magistrati che lo hanno interrogato, ma non sa che fine abbiano fatto. Non può saperlo, ha aggiunto, perché sono sparite quando lui ha smesso di essere il leader degli onorevoli autonomisti.

E così oggi si è presentato in Procura solo con alcune delle pezze d’appoggio necessarie. Perché, secondo gli investigatori, i soldi pubblici assegnati all’attività parlamentare devono essere tutte giustificate. Si deve dimostrare, cioè, che siano servite a scopi istituzionale. La documentazione che Lenza ha conservato a casa sua copre circa seimila dei 50mila euro che gli vengono contestati nell’accusa di peculato.

Al termine di tre ore mezzo di interrogatorio l’ex capogruppo, oggi leader di Articolo 4 all’Ars, a Livesicilia ha detto di essere “sereno, comprendo che la mancanza di regole può avere generato dubbi che vanno chiariti – ha aggiunto -. Io sono qua per questo perché la mia storia personale è sempre stata dalla stessa parte dei magistrati che oggi mi hanno convocato. Dalla parte della legalità. Non ho speso un solo centesimo a titolo personale”. Resta, però, il “vuoto” nella giustificazione di spese per migliaia di euro. A cominciare da 34mila euro che risultano prelevati in contanti. Niente pezze d’appoggio per questi soldi, né per i diecimila euro che ha speso per i regali ai dipendenti. Fanno parte, ha dichiarato Lenza, della documentazione di cui non c’era più traccia all’Ars.

In altre circostanze i soldi sono tracciabili, ma non per questo vengono esclusi dalla contestazione dei magistrati. Ad esempio ci sono 22 mila euro assegnati a Lenza. Mille e cinquecento euro al mese che il suo successore, e cioè Francesco Musotto, decise di assegnargli perché, come Leanza ha ammesso davanti ai pm, “lo aiutavo nel lavoro di capogruppo”. E poi ci sono le spese per i ristoranti. Ventottomila euro in un solo anno. Locali alla moda – Ghiottone raffinato, Biondo, Gigi Mangia solo per citarne alcuni – hanno ospitato Leanza a pranzo e cena. A spese dei contribuenti, gli hanno hanno fatto notare i pm Maurizio Agnello, Sergio Demontis e Luca Battinieri. Per carità – ha tagliato corto Lenza – a “beneficio dei contribuenti”, perché era anche al ristorante che si incontravano gli elettori ed “elaboravamo le proposte di legge di cui la collettività beneficiava”. Fuori dalla stanza dei pm, Lenza ha ribadito e chiarito il concetto: “Non mi faceva certo piacere mangiare fuori quasi tutti i giorni. Eravamo il partito del presidente della Regione e abbiamo fatto moltissima attività politica in quel periodo”.

Attività politica, di cui, però, al gruppo hanno conservato solo una manciata di scontrini. Più convincente sembrerebbe essere stata la difesa di Leanza sul fronte degli stipendi pagati ai dipendenti. Intanto avrebbe mostrato i contratti di quel gruppo di collaboratori che ad un primo screening della finanza sembravano addirittura non aveva avuto a che fare con il gruppo parlamentare. Per tutti gli altri, Lenza ha spiegato che erano assunti da molto tempo prima che lui diventasse capogruppo. E sulle spese per la sede del Mpa a Roma? “Era un punto di appoggio prima che diventassimo Movimento. Sono stato io stesso a disdire il contratto quando sono diventato capogruppo”.


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