Spid a pagamento, Poste Italiane valuta il canone

Spid a pagamento, Poste Italiane valuta il canone

Ecco quanto costerebbe e qual è l'alternativa gratuita

Poste Italiane, che controlla oltre il 70% delle identità digitali attive nel Paese, starebbe valutando l’introduzione di un contributo annuo di cinque euro per l’utilizzo dello SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) tramite il servizio PosteID. Una mossa che, se confermata, cambierebbe radicalmente la percezione di un sistema utilizzato quotidianamente da circa 30 milioni di cittadini.

Lo scenario è chiaro. Lo SPID – nato come chiave universale per accedere ai servizi digitali della Pubblica amministrazione – rischia di diventare un prodotto a pagamento proprio mentre il governo accelera sulla Carta d’Identità Elettronica (Cie) e sull’IT Wallet, destinati a diventare il fulcro del futuro digitale italiano.

Sette italiani su dieci usano lo SPID di Poste Italiane

Alla fine del 2024 gli SPID attivi erano circa 40 milioni. Di questi, quasi 29 milioni fanno capo a Poste. Significa che sette italiani su dieci hanno scelto la via offerta dal gruppo guidato da Matteo Del Fante. La decisione di introdurre un canone, anche minimo, avrebbe dunque un impatto sistemico, ben diverso da quello dei provider minori che già hanno applicato tariffe: Aruba e InfoCert (4,90 euro dal secondo anno), Register.it (fino a 9,90 euro annui, con picchi oltre gli 80 per chi non dispone di strumenti digitali).

Gli operatori giustificano la svolta con un argomento semplice: i costi di gestione e sicurezza non sono più sostenibili senza un ritorno economico. Lo SPID è rimasto gratuito per anni, ma l’assenza di un modello stabile di finanziamento ha reso inevitabile un cambio di passo.

Fondi PNRR in ritardo e strategia di governo

Il sostegno pubblico è arrivato solo nel 2025, con due anni di ritardo: 40 milioni di euro previsti dal PNRR per garantire continuità al servizio. Risorse insufficienti, arrivate quando i provider avevano già dovuto assorbire spese rilevanti per infrastrutture, manutenzione e sicurezza.

Parallelamente, l’esecutivo ha messo al centro la Cie: oltre 45 milioni di carte elettroniche emesse entro il 2024, con l’obiettivo di raggiungere quota 50 milioni nel 2026. L’IT Wallet completerà il quadro, diventando il contenitore unico di documenti e credenziali digitali. Una semplificazione che, nelle intenzioni del governo, ridurrà la frammentazione e rafforzerà la sicurezza del sistema.

Gli ostacoli della transizione

Per i cittadini, però, il passaggio non sarà indolore. Lo SPID è diventato familiare, semplice da usare con credenziali e password. La Cie, al contrario, impone procedure più complesse: app dedicata, lettore NFC, gestione di Pin e Puk. Non proprio un percorso lineare per chi non ha dimestichezza con la tecnologia.

Ecco perché l’ipotesi di un canone su PosteID potrebbe agire da detonatore. Milioni di utenti si troverebbero davanti ad un bivio: continuare a pagare per lo SPID o abbandonarlo a favore della Cie.
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