PALERMO – Si muovono secondo le tradizionali divisioni territoriali. Sono indaffarati a gestire ciascuno il proprio mandamento mafioso. Se però serve parlare con qualcuno fuori dalla propria zona di competenza sanno bene a chi rivolgersi. I capimafia sono noti.
Brancaccio e gli altri mandamenti mafiosi
Basta analizzare, ad esempio, la figura di Girolamo Quartararo, uno degli arrestati nel blitz alla Noce della settimana scorsa. L’11 dicembre 2024 commentava il ruolo del reggente di Brancaccio, Giuseppe Arduino, arrestato pochi mesi prima: “Allo Sperone… capo mandamento, lui neanche è capace di governare…”.
Arduino lo aveva convocato. “Mi chiamò per la scusa del Pos… ma non è per il Pos…”. Quartararo si era messo in affari con i Pos per i pagamenti elettronici. Faceva da intermediario per piazzarli nei negozi della sua zona. Per sua stessa ammissione non era di questo,però, che Arduino volle discutere.
Spadaro e la lite con il medico
Le indagini hanno fatto emergere anche i rapporti con Francolino Spadaro, boss della Kalsa, mandamento di Porta Nuova. Era scoppiata una lite fra un medico della clinica Torina e la compagna di Spadaro, dipendente della struttura sanitaria.
“Qui abbiamo la dignità, cosa che forse lui non ha — diceva Spadaro a Quartararo — io gli rompo le corna. Ora tu mi devi fare una gentilezza, mi divi dire dove lui ha lo studio. Perché è un vastaso e non si deve permettere di punire ad una di cinquant’anni”.
Quartararo risolse la questione in maniera bonaria: “Quando è uscito gli ho detto: a lei aspettavo dottò… è la moglie di un mio carissimo amico… la signora con lei non ha niente, la signora viene qua per guadagnarsi il pane… che dobbiamo fare?… perché se si ripetono episodi, lei parlando con una femminuccia, poi si presentano i masculiddi”. “No faglielo capire… gli dici che qua non ce n’è gentuzzi”, concludeva Spadaro.
L’ergastolano è “un carissimo amico mio”
Quartararo aveva ottimi rapporti con un altro influente mafioso, Ignazio Pullara, della famiglia mafiosa di Santa Maria di Gesù. “ Se ne sono andati da un carissimo amico mio.. aspetta… un cristiano che è in permesso, perché è da qualche 34 anni che manca”, raccontava Quartararo.
L’ergastolano Pullarà aveva goduto di un permesso premio: “Non ha una bella storia hai capito? Noi altri giovani non lo sappiamo ma c’è chi è vecchio come lui e io ci sto bene così… è venuto in permesso… mi ha invitato a mangiare a casa… e io ci sono andato… e io ci sono così… e io ci auguro che non si immischia mai perché mi ha detto: se vuoi intervengo io. E io ci do il sangue dalla bocca non è che ci parlo… lo sai chi è?… Ignazio Pullarà… e io ci sto bene, bene, bene, bene… a me mi adora… e io gli ho detto sempre: zio Ignà ci sono amici immischiati e io non mi permetto”.
Le ville e l’interesse dei boss di San Lorenzo
Quartararo è stato intercettato mentre discuteva con Paolo Bono della “messa a posto” di un’impresa che stava costruendo alcune ville ad Altarello di Baida. Bono aveva saputo da Carlo Castagna che l’impresa, legata alla famiglia mafiosa di “Tommaso Natale”, era disponibile a pagare: “Io avevo pensato cinque euro per immobile… cinque mila euro per immobile…”.
Bono precisava di avere ricevuto l’approvazione di Vincenzo Tumminia, fermato con l’accusa di essere diventato il nuovo capo della famiglia mafiosa. Tumminia sapeva che sulla costruzione degli immobili c’era l’interesse di due boss che contano a San Lorenzo. “… ed è…Mimmo Serio e Nunzio Serio loro sono…”.
Il pizzo e i rapporti con Porta Nuova
“Vogliono i soldi m… che pezzi di merda”, diceva rancoroso Cosimo Semprecondio, uno degli undici fermati per mafia nel blitz che ha colpito il mandamento della Noce. Stava parlando di pizzo.
Si riferiva ad alcune discussioni avute con Tommaso Lo Presti, il pacchione, capomafia di Porta Nuova. l gruppo di Semprecondio era andato a riscuotere la tassa da qualcuno che aveva risposto malamente: “…io non ti do neanche una lira, forse non l’hai capito. Poi vediamo se ti devo dare i soldi”. Il commerciante aveva cercato protezione altrove. In particolare con Tommaso Lo Presti, detto il pacchione, che appellava “il vecchio” o “zio Masino”: “Tu ce l’hai detto a loro ma loro non c’entrano niente di qua, quella è un’altra cosa”.
I mafiosi si muovono all’interno dei loro confini, ma sanno a quali boss di altri mandamenti rivolgersi in caso di necessità.

