PALERMO – Indebitati dalla nascita. Ogni siciliano deve restituire, in un modo o nell’altro, 1.500 euro. Un regalo della politica siciliana del passato e del presente che negli anni ha messo pezze alle inefficienze e ha irrigato i vasti campi del clientelismo accendendo un mutuo dopo l’altro. Ma adesso la Regione è sostanzialmente fallita. E la convinzione non è affidata ai soliti gufi, disegnatori di tragici scenari. Lo dicono, purtroppo, i numeri. La Sicilia ha debiti per otto miliardi di euro. Un buco creato dai governi che si sono succeduti. Compreso quello del “risanamento” di Rosario Crocetta. Che, anzi, si sta caratterizzando proprio per la facilità nell’accendere prestiti. Con l’ultimo, incardinato ieri all’Ars, l’indebitamento della Sicilia è addirittura raddoppiato negli ultimi quattro anni.
E il dato preoccupante è proprio quello. Un trend, una tendenza che sembra ricalcare la traiettoria di una valanga. Mutuo chiama mutuo. A distanza sempre più breve. Soldi che nella maggior parte dei casi non servono per investimenti, ma per la spesa corrente. Per portare, cioè, nelle casse di Palazzo d’Orleans la tanto agognata “liquidità”. Utile, nel caso più recente, a pagare stipendi e costi di gestione. Almeno fino ad aprile. Vera deadline della Regione siciliana. Quando dovrà essere pronta la legge di stabilità. Quando, insomma, bisognerà aver reperito i soldi.
Ma intanto c’è il mutuo. E la percezione che la Sicilia boccheggi, di fronte a un destino che appare irreale, ma sempre più vicino. Per renderci conto della situazione e paragonando la gestione della Regione a quella del fantomatico “buon padre di famiglia”, è come se la “famiglia Sicilia”, da un po’ di anni a questa parte fosse costretta a presentarsi alle banche non per chiedere un prestito per avviare una nuova attività, per ristrutturare casa o magari per acquistarla. No. È come se quella famiglia dovesse andare allo sportello, con una cadenza quasi annuale, per chiedere una anticipazione utile a pagare l’affitto, le bollette, la spesa, il pane.
E i numeri parlano chiaro. E sono desumibili, con lievi differenze di cifre, sia dal giudizio di parifica per lo scorso esercizio finanziario della Corte dei conti che dal Documento di programmazione economico-finanziaria prodotto dagli uffici dell’assessore all’Economia Alessandro Baccei e depositato all’Ars. Nel 2009 infatti l’indebitamento della Regione ammontava a 4,2 miliardi di euro. Già un anno dopo questo era cresciuto fino a quasi 4,7 miliardi, per sforare la quota dei 5 miliardi (5,3 miliardi di euro) nel 2011 e nel 2012. Poi, un lieve calo (a 5,1 miliardi) che sembrava far presagire un alleggerimento del peso di questo debito. E invece si è trattato solo di una illusione. Tra il 2013 e il 2014 la preoccupante, drammatica accelerazione. Prima il cosiddetto “salvaimprese”. Un ddl che prevedeva la richiesta di una anticipazione alla Cassa depositi e prestiti per quasi un miliardo (606 milioni per la sanità e circa 300 milioni per Comuni e Province). Quindi, ecco spuntare nel testo dell’esercizio provvisorio recentemente approvato, un nuovo mutuo da 175 milioni. Infine, come detto, il mega-mutuo da 1,776 miliardi. Il quindicesimo prestito tutt’ora a carico della Regione. L’indebitamento è cresciuto, così, di tre miliardi in appena un anno e mezzo. Otto miliardi l’esposizione complessiva da parte della Regione. Roba da portare i libri in tribunale, se la Sicilia fosse un’azienda.
È con la Cassa depositi e prestiti, società finanziaria a prevalente partecipazione dello statale (il ministero dell’Economia) che la Sicilia ha acceso la fetta maggiore di mutui, per oltre il 50% (circa 5 miliardi complessivi), ma sono ancora in piedi prestiti obbligazionari per 112 milioni, mutui contratti con la Banca europea degli investimenti per altri 323 milioni, e un altro mega-mutuo contratto col Ministero dell’Economia nel 2008 nel contesto del Piano di rientro della Sanità. Solo nel 2013, per intenderci, la Regione ha sborsato mezzo miliardo di euro solo per gli interessi. Una somma che aumenterà in maniera vertiginosa con l’accensione dei nuovi mutui, finendo per portare la cifra oltre il miliardo l’anno. Un miliardo. Solo di interessi.
L’ultima iniezione, quella di cui si è discusso ieri all’Ars servirà almeno a risollevare le sorti della Sicilia? Assolutamente no. Anzi, come è emerso dalla seduta d’Aula di ieri sera inizia a farsi strada persino l’ipotesi di un nuovo mutuo. Intanto, la prossima settimana Sala d’Ercole darà il via libero all’ultimo. Quello richiesto-imposto da Roma, ma che verrà pagato caro, carissimo dai siciliani per i prossimi trent’anni. Indebitati alla nascita per finanziare quel prestito che tornerà utile a pagare stipendi e a garantire clientele. A ripagare debiti contratti dai governi e a tenere in piedi un castello che ormai in piedi non sta più. Che servirà, insomma, solo a fornire un altro po’ di ossigeno agli organi interni, ormai in necrosi, di questa Regione. Un chiaro caso di accanimento terapeutico.