SIRACUSA – Ad un certo punto, deve essere sembrata quasi come uno scena de “Lo Squalo”, quel film che a metà anni ’70 contribuì a lanciare il mito di Spielberg. I sub in acqua, intenti nelle loro attività, e poi all’improvviso, inatteso, ecco spuntare nel campo visivo offerto dalle maschere il predatore: uno squalo, appunto.
Solo che qui non siamo nell’isola di Amity, fronte oceano, dove è ambietata la pellicola, quanto nelle tiepide e quiete acque dell’Area Marina Protetta del Plemmirio, Siracusa. Dove, se si è fortunati, può capitare di scorgere in acqua magari un delfino. Ma uno squalo, quello no.
Prudenza ha, quindi, suggerito agli operatori subacquei della ditta che sta occupandosi del riposizionamento delle boe di ormeggio nell’area di raggiungere subito la terraferma. Sono stati loro a segnalare la presenza dell’insolito predatore, uno squalo mako, considerato tra i cinque più pericolosi per l’uomo.
Dall’avvistamento alla chiamata al centralino della Guardia Costiera di Siracusa passano pochi minuti. “Uno squalo? Ma sicuri?”. “Si”, rispondevano secco a pù voci all’attonito centralinista.
Quando la motovedetta della Capitaneria ha raggiunto la zona, dello squalo mako si erano perse le tracce. I biologi marini si sono subito affrettati a spiegare che in realtà solo raramente attacca l’uomo, preferendo di gran lunga il pesce azzurro, oppure tonno o pesce spada. Ma uno squalo di circa due metri di lunghezza, disorientato, fuori dal suo habitat e forse confuso dal riscaldamento delle acque in cui nuota non deve essere tanto sicuro di voler rispettare sempre le solite regole. Per cui, la Guardia Costiera ha lasciato perdere la “caccia” per concentrarsi sulla sicurezza di bagnanti e subacquei. “Tutti fuori dall’acqua”, il consiglio spicciolo ma decisamente pratico. Non si sa mai.
La concitazione e il gran movimento richiamano in fretta curiosi, a decine. “C’è lo squalo, andiamo a vedere” e a nessuno importa di che specie sia. L’importante è che abbia la pinna, magari in vista, sin dove gli zoom dei telefonini possono arrivare. Con buon pace di Hemingway, che proprio dello squalo mako aveva fatto un personaggio da narrativa con la sua “Il vecchio e il mare”. Tutti comunque delusi, senza sapere che ad uno squalo così si può chiedere anche più di una semplice pinna dorsale fuori dall’acqua. Magari del breaching, ovvero un salto fuori dall’acqua, specialità del mako che arriva anche a sei metri d’altezza. In ogni caso, niente pinna, niente squalo. “Può raggiungere i 70km/h, per cui già pochi minuti dopo l’avvistamento potrebbe essersi allontanato verso fondali più profondi”, spiegano dalla Capitaneria.
Dopo la sorpresa, dopo qualche attimo di tensione e dopo una buona dose di adrenalina (chiedere ai sub) non è rimasto che domandarsi cosa mai ci facesse un predatore di quel tipo nelle acque di Siracusa. “Questa vicenda deve spingere ancora una volta verso una seria riflessione sui mutamenti climatici in atto”, raccontano gli uomini della Guardia Costiera. “Specie quasi del tutto estranee ai nostri mari, come lo squalo mako, trovano improvvisamente questi habitat favorevoli. Questo avviene perchè iniziano a far registrare temperature simili a quelli dove loro sono soliti vivere, ovvero i fondali tropicali e subtropicali”. Insomma, l’acqua si scalda e cambiano le rotte abituali dei frequentatori dei mari.
I responsabili dell’Area Protetta del Plemmirio hanno un approccio diverso alla vicenda. Se anche gli anelli apicali della catena alimentare marina passano da queste parti, vuol dire che “è evidente la ricchezza di biodiversità dell’area”. Sarà, ma un delfino riesce comunque più simpatico. Senza nulla togliere alal biodiversità.