CATANIA – Restano in carcere Mohammed Ali Malek e di Mahmud Bikhit. Il Tribunale del Riesame questa mattina ha confermato le misure cautelari nei confronti dei due presunti scafisti responsabili del naufragio dello scorso 18 aprile che ha causato la morte di oltre 750 persone.
Una decisione quella dei giudici della Libertà che rafforza ancor di più l’apparato probatorio raccolto dagli inquirenti guidati dal procuratore Giovanni Salvi a carico dei due indagati. E’ stata annullata dal Riesame la contestazione relativa al sequestro di persona nei confronti del presunto comandante del peschereccio affondato. Ma la stessa procura, dopo l’ispezione subacquea del relitto, aveva valutato la mancata sussistenza dei gravi indizi di reato per il capo d’imputazione e lo aveva fatto cadere. Il tunisino però resta accusato di favoreggiamento all’immigrazione clandestina (reato in concorso con Bikhit, identificato come membro dell’equipaggio), naufragio e omicidio colposo plurimo.
Lo scorso venerdì si sono conclusi gli incidenti probatori: sono stati ascoltati quasi tutti i sopravvissuti alla tragedia. Nel corso delle udienze i testimoni hanno indicato Ali Malek e Bikhit come due membri dell’equipaggio del natante affondato. In merito al tunisino hanno più volte rimarcato che aveva un telefono satellitare con cui teneva i contatti con i libici e che avrebbe avuto lui in mano il timone. Accuse che attraverso l’avvocato Massimo Ferrante il giovane tunisino ha sempre respinto descrivendosi come un migrante che ha pagato per la traversata.
Domani è stata convocata una conferenza stampa da parte del Procuratore Salvi per dare maggiore dettagli sull’andamento dell’inchiesta e sulla decisione del Tribunale del Riesame in merito alla conferma dell’ordinanza di custodia cautelare. Un passaggio che potrebbe portare presto alla richiesta di rinvio a giudizio per il siriano e il tunisino. L’annuncio potrebbe arrivare domani da parte dello stesso magistrato.