L'americana stuprata a Catania: le ragioni degli sconti di pena - Live Sicilia

L’americana stuprata a Catania: le ragioni degli sconti di pena

I giudici della Corte d’appello hanno depositato le motivazioni del verdetto emesso a novembre: si aprono i termini per andare in Cassazione.
LA RICOSTRUZIONE
di
3 min di lettura

CATANIA. Attenuanti generiche e sconto di pena per gli imputati che avevano rinunciato, per effetto di una precisa strategia delle difese, ai motivi d’impugnazione. Sono state depositate le motivazioni della sentenza con cui la Corte d’appello di Catania ha ridotto, lo scorso novembre, le condanne a carico di tre giovani – i catanesi Roberto Mirabella, Salvatore Castrogiovanni e Agatino Valentino Spampinato – che un venerdì sera di quattro anni fa avrebbero stuprato in gruppo una ragazza diciannovenne americana a Catania, dove lavorava come babysitter. I tre sono tuttora agli arresti domiciliari.

La Corte, presieduta dal giudice Antonino Fallone, ha ridotto da sette anni a 4 anni e 2 mesi le pene inflitte in primo grado a Mirabella e Castrogiovanni, e da sette anni e sei mesi a 4 anni 4 mesi per Spampinato, imputato anche perché avrebbe continuato a molestare la ragazza mentre la riaccompagnava a casa dopo lo stupro. I giudici hanno anche escluso le aggravanti. Gli imputati, nei vari gradi di giudizio, sono stati assistiti dagli avvocati Giuseppe Rapisarda, Maria Luisa Ferrari, Giovanni Avila, Monica Catalano e Luigi Zinno.

Adesso le difese hanno 45 giorni di tempo per presentare un eventuale ricorso in Cassazione, opzione che alcuni difensori starebbero già valutando. In aula, si ricorda, la giovane americana si è costituita parte civile, assistita dall’avvocato Mirella Viscuso, che nonostante la rinuncia dei motivi d’appello da parte dei difensori aveva chiesto ai giudici la conferma della sentenza di primo grado, sottolineando l’assoluta gravità del fatto e la mancanza di qualunque ravvedimento di sorta da parte degli imputati. La sentenza di primo grado, invece, era stata emessa il 6 maggio 2021 dal Gup Luigi Barone, con rito abbreviato.

In appello la Corte ha sostituito la pena accessoria dell’interdizione in perpetuo dai pubblici uffici con quella temporanea per cinque anni. I tre sono stati condannati anche al pagamento delle spese processuali delle parti civili: la vittima della violenza, il Comune di Catania e le associazioni antiviolenza Galatea e Penelope. I fatti sarebbero avvenuti a marzo 2019 a due passi dalla centrale piazza Europa. Qui la ragazza sarebbe stata letteralmente trascinata dai tre, che l’avrebbero stuprata in gruppo riprendendo anche la scena con un telefonino.

La giovane vittima, che non parlava la lingua italiana ma la capiva perfettamente, era stata approcciata dai tre in un bar vicino al teatro Bellini, mentre si trovava con un’amica. Nella zona della movida di Catania, le avevano offerto da bere e per poi convincerla a spostarsi in un altro bar. Ma in strada, svoltarono verso una zona isolata e abusarono di lei. A quel punto, dopo una notte da incubo, lei trovò il coraggio di raccontare tutto a sua madre e a sua sorella. La incoraggiarono a chiedere aiuto alla famiglia presso cui lavorava.

Contattarono un ufficiale dell’Arma dei carabinieri, che indicò la strada giusta: presentarsi in caserma a denunciare. Gli investigatori della stazione di Piazza Verga, coordinati dai magistrati della Procura di Catania, hanno identificato i presunti violentatori e li hanno messi sotto indagine. Il processo di primo grado, poi, si concluse con le condanne. E ora sono state depositate le motivazioni del verdetto d’appello, deposito che, come detto, apre i termini per il ricorso in Cassazione.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI