PALERMO – La legge di assestamento regionale varata lo scorso venerdì taglia 16 milioni per il pagamento delle anticipazioni sulle buonuscite dei dipendenti regionali. I sindacati autonomi in rappresentanza dei lavoratori non ci stanno e scrivono al governo e alle forze politiche regionali per contestare i “tagli inaccettabili”.
Al centro della protesta dei rappresentanti dei lavoratori ci sono le risorse che vengono prelevate dagli stipendi e accantonate per il trattamento di fine rapporto. E, “ad aggravare la situazione – spiegano Marcello Minio e Dario Matranga di Cobas Codir, Fulvio Pantano e Franco Madonia di Sadirs, Angelo Lo Curto e Vincenzo Bustinto di Siad ed Ernesto Lo Verso e Marcello Ficile di Ugl-Fna – il fatto che l’Amministrazione ha, nel frattempo, pubblicato gli elenchi dei beneficiari che avevano presentato, a suo tempo, apposita istanza di anticipazione della buonuscita”. I tagli così porterebbero al rischio di cause fra dipendenti e Regione. E i contenzioni sarebbero alimentati dai rappresentanti dei lavoratori.
Per questo i sindacati chiedono al governo di correre ai ripari consentendo ai lavoratori di ottenere le anticipazioni delle buonuscite. I rappresentanti dei lavoratori propongono pure una strada da seguire: “procedere a un prestito ponte con il Fondo Pensioni, attraverso un anticipo delle somme”. Insomma la Regione dovrebbe chiedere un prestito allo stesso ente a cui mancano le risorse per pagare le anticipazioni per poi procedere al rimborso degli interessi e del capitale. “Tale ipotesi – proseguono nella nota – renderebbe possibile la concessione dell’anticipazione del trattamento di fine rapporto per spese mediche o per l’ acquisto della prima casa anche al personale assunto dopo il 31 dicembre del 2000. Basterebbe, infatti, l’estensione del diritto previsto dalla legge anche per quest’ultimi lavoratori”.
Per i sindacati, oltre ai sedici milioni per il pagamento dell’anticipo liquidazione previsto dalle leggi per casi specifici, come le spese sanitarie e l’acquisto prima casa, mancherebbero anche i soldi per pagare le liquidazioni di circa cinquemila dipendenti già in pensione o pronti per andare in pensione nel periodo fra il 2015 e il 2020. Queste risorse non sarebbero state erogate al Fondo Pensioni per pagare le anticipazioni grazie ad una legge che ha consentito di andare in pensione prima. Ma usando la deroga all’età pensionabile fissata dalla legge Fornero i dipendenti avrebbero accettato di rinunciare al trattamento di fine rapporto per incassarlo quando sarebbero dovuti andare in pensione”. Il prestito con il Fondo Pensioni, così, dovrebbe essere attivato anche per tutti i pensionati, “eliminando la norma, a nostro parere – dicono – palesemente incostituzionale, che posterga in modo sproporzionato il versamento delle somme dovute”.