PALERMO – Riduzioni di spesa, l’introduzione del pareggio di bilancio, la possibilità di riscuotere l’Irpef maturata sul territorio. Sono alcuni dei punti messi nero su bianco nell’accordo tra Stato e Regione Siciliana in materia di finanza pubblica. Un’intesa che porterà nelle casse regionali un miliardo e 685mila euro all’anno, e che ha sbloccato i famigerati 500 milioni di euro attesi da Roma. La novità più rilevante è rappresentata dal gettito Irpef che spetterà alla Regione. Una quota che sarà calcolata in base al criterio “del ‘maturato’ in luogo del ‘riscosso’”, si legge nell’accordo. L’effetto è quello di rendere autonoma la Regione sotto questo profilo. Il gettito, infatti, prescindendo dal luogo fisico della riscossione, comprenderà tutto il reddito espressione della capacità contributiva del territorio.
La Regione non sarà più tenuta al rispetto del patto di stabilità. In compenso, l’accordo va verso l’introduzione del pareggio di bilancio nel 2018. Una misura alla quale la Regione si impegna ad arrivare dopo aver realizzato un saldo positivo nel 2016 di 227 milioni di euro, e nel 2017 di 577 milioni.
Il rovescio della medaglia si chiamano “tagli”. Tra il 2017 e il 2020, “al fine di riqualificare la spesa regionale e favorire il progressivo incremento della spesa destinata agli investimenti”, si legge, la Regione si impegna a “realizzare riduzioni strutturali della spesa corrente in misura non inferiore al tre per cento per ciascun anno”. Tagli da realizzare, ad esempio, attraverso la riduzione dei costi del pubblico impiego regionale, la riorganizzazione della struttura amministrativa, il recepimento della norma sul licenziamento disciplinare dei “furbetti del cartellino”, il recepimento dei principi in materia di dirigenza pubblica (eliminando la distinzione tra la prima e la seconda fascia dei dirigenti di ruolo), il completo recepimento della legge Delrio su Liberi consorzi e Città metropolitane. Si salvano dalla “sforbiciata” soltanto la spesa sanitaria, le spese correttive e compensative delle entrate relative alle regolazioni contabili (riferite esclusivamente alle compartecipazioni statutarie), il concorso alla finanza pubblica e, ad alcune condizioni, anche gli oneri per i rinnovi contrattuali.
Ma non ci sono soltanto i tagli. L’accordo, “nel rispetto del principio di leale collaborazione”, è subordinato anche ad altre condizioni. La regione, ad esempio, dovrà dimostrare di aver provveduto a ritirare i ricorsi in materia di finanzia pubblica nei confronti dello Stato, promossi prima del 2016; di aver avviato le iniziative normative e amministrative necessarie alle riduzioni di spesa a cui fa cenno l’accordo; l’adozione di ogni iniziativa utile volta a favorire l’intervento dello Stato in materia di rifiuti, in conseguenza della maxi condanna della Corte di giustizia dell’Ue del 2014, e il recupero delle somme anticipate da Roma in esecuzione della sentenza.