CATANIA – Un girone d’andata che ha ripercorso le orme delle ultime gare giocate in A nella passata stagione, e che attualmente colloca la squadra al quartultimo posto della classifica, in piena zona playout. Il Catania chiude la prima metà della stagione con una crisi che non porta sicuramente alcuna iniezione di ottimismo, visto anche l’affollamento nell’infermeria rossazzurra e il caos che regna sovrano ormai da tanto, troppo tempo. E i continui avvicendamenti sulla panchina, con il doppio mandato di Pellegrino interrotto per quasi cento giorni da Sannino, non ha certo aiutato il Catania a uscire da questo periodo nero che dura ormai dall’inizio dell’anno da poco trascorso.
L’inizio è stato da montagne russe, con il 3-3 interno contro il Lanciano in una partita vietata ai deboli di cuore, seguito da due sconfitte esterne contro le neopromosse Pro Vercelli e Perugia, che di fatto segnano in maniera quasi definitiva il destino di Maurizio Pellegrino sulla panchina del Catania. Una sola vittoria nelle prime nove sconfitte e ben cinque sconfitte, di cui tre consecutive con i ko di Frosinone e di La Spezia intervallati dalla prima caduta interna della stagione, contro l’altrettanto ambizioso ma poco competitivo Bari di Devis Mangia. Così, l’avventura di Pellegrino sulla panchina degli etnei finisce (almeno per il momento) e inizia un nuovo ciclo, quello di Beppe Sannino: un mister che con la sua tempra e la sua esperienza a livello di cadetteria sembra essere quello giusto per rendere la rosa del Catania un esercito di guerrieri pronti a tutto per risalire la china e lottare per zone di classifica più nobili. Ma non sarà così.
Arrivano subito due vittorie contro Vicenza e Virtus Entella, le prime di quattro affermazioni consecutive del Catania al “Massimino”, che sembra poter tornare a essere la roccaforte di un tempo. Ma è in trasferta che le cose continuano ad andare male, visto che, fatta eccezione per il rocambolesco pareggio nel derby di Trapani, continuano ad arrivare sconfitte deludenti: in sequenza, Avellino, Ternana e Livorno fanno un sol boccone di Calaiò e compagni. Oltre ai risultati negativi, dal campo arrivano pessime notizie sul fronte degli infortuni, visto che nell’ordine alzano bandiera bianca Gyomber, Martinho (due volte), Almiron e Rosina, oltre ad acciacchi che hanno colpito i vari Monzon, Peruzzi e Calello.
Si arriva così al caldissimo mese di dicembre, che vede il Catania rientrare da Livorno in condizioni psicologiche a dir poco pericolanti, nonostante sette giorni prima fosse arrivato un incoraggiante pareggio contro il Bologna. Sannino vive giorni da separato in casa, Pulvirenti e Cosentino stanno dalla parte del preparatore atletico Ventrone e non da quella del tecnico, che ha il sostegno dei tifosi. Così si arriva alla partita contro il Brescia, preceduta dalle dimissioni di Sannino: inevitabili nella forma e nella sostanza, probabilmente arrivate fuori tempo (si era nell’immediata vigilia del match contro le Rondinelle). La piazza reagisce, negli ultimi due incontri casalinghi, contro i lombardi e la capolista Carpi, gran parte del ‘Massimino’ resta vuoto e la squadra, tornata in mano a Pellegrino, ne risente. Arriva, in mezzo a questi due match, anche la caduta sul campo del Cittadella, con tre espulsi in campo assieme a Leto (giunto a quota due rossi in meno di un mese ) e a mister Pellegrino dalla panchina.
E con due soli punti ottenuti nelle ultime sei gare, dopo una fase centrale incoraggiante, si è chiuso un pessimo girone d’andata per il Catania, arrivato forse nell’anno più nero nella storia del club. 21 punti sono troppo pochi, il quartultimo posto è un piazzamento che fa paura, perciò l’unica parola d’ordine di cui tenere conto in casa etnea è “invertire la rotta”.