PALERMO – Ha messo mano al portafogli. Duecento mila euro per risarcire il rivale in amore contro cui sparò un colpo di pistola. Un gesto che inciderà nel calcolo finale della pena. Intanto è valso a Salvatore Vetrano, sotto processo per il tentato omicidio di Giuseppe Toia, una richiesta di condanna a cinque anni, molto più mite dei sedici che rischiava codice alla mano.
Il pubblico ministero Geri Ferrara ha chiesto ai giudici di riconoscere all’imputato le attenuanti generiche in virtù del risarcimento del danno, escludendo la premeditazione. In realtà a sborsare i soldi è stata la madre di Vetrano. Al figlio, infatti, a maggio scorso la Dia ha sequestrato beni per un valore di oltre 25 milioni di euro. Vetrano, secondo gli investigatori, sarebbe stato protagonista di una improvvisa scalata imprenditoriale “agevolata dalla vicinanza a elementi di spicco di Cosa nostra”. Toia ha incassato il denaro e ha rinunciato alla costituzione di parte civile al processo. La richieta di condanna a cinque anni è di un anno superiore alla pena che Vetrano, difeso dagli avvocati Enrico Sanseverino e Gianfranco Viola, aveva cercato di patteggiare incassando il no del pubblico ministero.
Vetrano, 40 anni, titolare della Veragel, azienda oggi in amministrazione giudiziaria, sparò al titolare della concessionaria Isolauto di Isola delle Femmine. Un colpo di pistola sparato all’addome da distanza ravvicinata. La pista passionale venne subito imboccata dai carabinieri. Toia, 39 anni, da qualche tempo frequentava una ragazza di Isola che, evidentemente, piaceva anche a Vetrano. Il 18 maggio 2012 erano usciti con una coppia di amici, una modella palermitana e un organizzatore di eventi già noto alle cronache giudiziarie. Arrivati al ristorante vi trovarono Vetrano. Volarono parole grosse. Poi, Vetrano si piazzò sotto casa della ragazza. E quando Toia l’accompagnò al portone si avvicinò e fece fuoco. Fortuna per Toia che sul posto transitava Antonino Billeci, titolare del ristorante Charmamt. Trasportato all’ospedale Cervello, Toia venne sottoposto a un delicato intervento chirurgico. E’ vivo per miracolo.