PALERMO – È stato il suo avvocato ad accorgersi che il detenuto aveva già scontato più anni di pena di quanto avessero stabilito le sentenze. Giuseppe Libreri, boss di Termini Imerese, è stato scarcerato.
La Corte di Appello di Palermo, presieduta da Fabio Marino, ha accolto la richiesta presentata dall’avvocato Ermanno Zancla che si basava su complicato ma efficace ricalcolo.
Librerie lascia così gli arresti domiciliari dove si trovava da tempo. La sua fu una delle scarcerazioni dello scandalo durante i giorni del Covid quando si decise che i detenuti con le condizioni di salute più a rischio dovessero lasciare i penitenziari.
Libreri restò agli arresti in casa nonostante il disegno di legge dell’allora ministro della Giustizia Alfonso Bonafede per riportare in carcere i mafiosi, nonostante il ricorso della Procura generale, nonostante le polemiche.
I giudici del Riesame chiarirono che doveva andare ai domiciliari non solo per la pandemia, ma anche per l’affievolirsi delle esigenze cautelari.
Libreri, 72 anni, già condannato in passato per mafia, è stato arrestato di nuovo nel 2017 nel blitz denominato “Black cat”. La nuova mafia della provincia era ripartita dagli anziani. Li chiamavano “i vattiati”, battezzati, per via della loro carriera criminale. Da San Mauro Castelverde a Trabia, passando per decine di centri, i nuovi boss guardavano agli uomini e alle regole del passato. E fra i vecchi c’era anche Libreri.
Nel 2019 Libreri è stato condannato in appello a 13 anni e 10 mesi in continuazione con precedenti condanne. Gli restavano da scontare poco meno di quattro anni. Almeno così risultava sulla carta perché l’avvocato Zancla ha rifatto i calcoli e ha avanzato istanza di scarcerazione per estinzione della pena.
La sua scarcerazione per fine pena si aggiunge a quella di un altro pezzo grosso della mafia della zona, il boss di Trabia, Diego Rinella. Anch’egli era stato arrestato nell’operazione “Black cat”. Dopo l’annullamento parziale da parte della Corte di Cassazione, è stato celebrato il processo d’appello che ha rideterminato la pena senza l’aggravante del riciclaggio del denaro di provenienza illecita. La pena, dunque, era stata ridotta.