L’anno scorso, in una tappa che si concluse ai piedi del Monte Rosa, gli fece una gentile concessione: la vittoria. Quest’anno, al Giro, di Alberto Contador c’e’ solo l’ombra. O forse il ricordo di quello che e’ stato. Ma c’e’ anche chi lo evoca. Come il suo ex gregario Paolo Tiralongo, meritato vincitore (questa volta senza regali) della 7/a tappa, che ha portato la carovana della corsa rosa dall’Appennino marchigiano a quello abruzzese.
‘Con Alberto – ha detto il corridore dell’Astana, riferendosi al collega castigliano squalificato dal Tas per doping – sono rimasto sempre in contatto: per me e’ un grande. Lo aspetto alla Vuelta di Spagna. E’ un fuoriclasse, tornera’ a essere quello di sempre”. Poi, sulla propria impresa, il passista venuto dal profondo sud, siciliano di Avola, aggiunge: ”Ho fatto molta fatica a prendere la ruota di Scarponi nel finale di tappa ma, quando ho visto il cartello che segnava -250 metri al traguardo, ho pensato che il suo ritmo poteva calare; ho aspettato per 10 metri, perche’ speravo si sedesse. Ho fatto uno sforzo immenso e mi sono detto ‘adesso o mai piu’. Sono partito e ho vinto”. Ma non e’ stato facile. ”Dopo l’arrivo ero senza ossigeno – racconta Tiralongo – davvero stremato. E’ stata una tappa durissima e interminabile. Ancora dovevo assorbire la stanchezza di ieri e domani sara’ anche peggio di oggi”. Per Michele Scarponi ”e’ stata una tappa difficile”. ”Sinceramente non pensavo di attaccare – aggiunge il corridore marchigiano della Lampre – ma mi sono trovato in un’ottima posizione nel finale e ho provato la gamba, visto che c’ero. La risposta e’ stata buona. Mi sarebbe piaciuto vincere, ma la mia corsa non cambia. Non e’ successo nulla in classifica generale, abbiamo corso bene e dobbiamo continuare di questo passo”. Soddisfatto anche Ivan Basso, visto che la ”mia condizione e’ buona”.
Raggiante Ryder Hesjedal, prima maglia rosa canadese nella storia ultracentenaria del Giro d’Italia. Sara’ difficile, per chiunque, sfilargliela di dosso. Forse non vincera’, ma ha dimostrato di poter ambire forse anche al podio. Puo’ accadere anche questo, in uno Giro 2012 che piu’ internazionale non si puo’. ”Non volevo farmi scappare questa possibilita’ – afferma il corridore della Garmin – devo ringraziare tutta la squadra, soprattutto Vandevelde (anche lui in rosa, nel 2008, a Palermo, ndr), e quell’incredibile sogno che mi sta facendo vivere. Se sono qui per vincere? No. Per me l’obiettivo adesso e’ quello di indossare la maglia rosa il piu’ a lungo possibile.