PALERMO – Altro che archiviato, il “collegato” è ancora vivo e vegeto. Oggi è tornato in esame in Commissione Bilancio all’Ars e presto potrebbe tornare all’ordine del giorno dell’Aula. Ancora. E nel testo, ecco tornare la soppressione dell’Esa, un provvedimento fortemente voluto da Musumeci che il governatore, in un video di pochi giorni fa, ha indicato come una condizione necessaria per la stessa prosecuzione della legislatura. La norma è stata reinserita nel testo attraverso un emendamento che sarà discusso come ultimo argomento. Consegnata giovedì sera dal Governo regionale agli uffici della Commissione guidata da Riccardo Savona. Da oggi è di nuovo al centro del braccio di ferro tra Governo e Parlamento.
“La riscrittura non ha particolari novità rispetto al vecchio testo – ammette Savona -. Prevede di spostare tutti i dipendenti in un dipartimento regionale ad hoc presso l’Assessorato Agricoltura”. Ancora vaga, però, la parte che riguarda i cosiddetti “trattoristi”, ovvero gli stagionali. “Potrebbero essere trasferiti alla Forestale – spiega Savona – d’altronde si tratta di una categoria di personale a esaurimento”.
Il disegno di legge Stralcio, quindi, oggi potrebbe tornare all’ordine del giorno della seduta pomeridiana a Palazzo dei Normanni. Anche se mancano i passaggi nelle Commissioni di merito per i pareri. Sarà l’Aula a decidere se andare avanti o meno.
Proposta e riproposta dal Governo, la norma sulla soppressione dell’Esa è stata già più volte bocciata dal Parlamento. “Vogliamo sopprimere l’Esa, Ente di sviluppo agricolo nato nel dopoguerra, una sorta di carrozzone, forse l’ultimo vergognoso carrozzone della Prima Repubblica – ha detto il presidente della Regione nel video che ha pubblicato su Facebook poche ore dopo lo strappo in maggioranza -. Noi lo vogliamo sopprimere, salvare il personale, creare un nuovo dipartimento all’Assessorato Agricoltura, utilizzare le competenze, utilizzare il patrimonio e ridurre i costi della politica”. In realtà, nell’ultima occasione si era deciso un ritiro volontario della norma, nel corso di una riunione di maggioranza. Troppe tensioni tra gli alleati su quell’articolo e il rischio poteva essere il crollo dell’intero disegno di legge.
Fortemente voluta dal presidente della Regione Nello Musumeci e dall’assessore al Bilancio Gaetano Armao, la soppressione dell’Esa è osteggiata soprattutto dal partito della coalizione guidato da Gianfranco Micciché, Forza Italia. Attualmente alla guida dell’ente c’è Nicola Caldarone, fedelissimo di Micciché e nominato da Musumeci a febbraio scorso.
“Però nessuno si è arroccato sulla posizione di ‘non toccare l’Esa’” – dice l’assessore all’Agricoltura Edy Bandiera – il dibattito è aperto in Forza Italia. Molti parlamentari hanno sottolineato la necessità di gestire la materia con un ddl organico ma la riscrittura per il collegato è una proposta riformista per la razionalizzazione. L’intenzione del governo è quella di mettere mano alla galassia degli enti, delle partecipate, dei consorzi, che negli anni hanno drenato risorse producendo qualche servizio ma soprattutto provocando debiti – continua Bandiera -. Sopprimendo l’ente, produciamo risparmio perché si sopprimono i vertici e la Regione ne acquisisce il patrimonio immobiliare”.
E anche se la scorsa settimana le opposizioni pensavano di aver vinto la guerra, rispedendo il testo del ddl Stralcio alle Commissioni, dopo settimane di paralisi dell’attività parlamentare, in realtà era solo una battaglia vinta. “In linea di massima – dice Giuseppe Lupo, capogruppo all’Ars del Pd – non siamo contrari alla soppressione dell’Esa. È una vecchia proposta del Partito democratico, ma il personale deve essere tutto garantito, sia quello stabilizzato sia i precari e i cosiddetti trattoristi. Nella prima formulazione non si teneva conto dei trattoristi. Ora vediamo cosa propongono”.
È un attimo, dunque, e l’Ars è di nuovo lì a parlare del Collegato, in una lunga infinita sessione di bilancio. E dopo le tensioni della scorsa settimana tutte interne alla maggioranza, nonostante i recenti segnali distensivi, c’è da aspettarsi di tutto dal dibattito in Aula. E Musumeci l’ha detto chiaro e tondo: “O le riforme o tutti a casa”.