PALERMO – Si riapre la partita dei centri per l’impiego, dopo le novità annunciate dal ministro del lavoro Luigi Di Maio, e in prima linea in Sicilia ci sono gli ex sportellisti. Lo sviluppo e le regole sono ancora in corso di definizione e i fronti sono due: da un lato, il vicepremier che annuncia la disponibilità a stabilizzare 10 mila ‘navigator’, in sostanza dei tutor del reddito di cittadinanza; dall’altro, la massiccia rivisitazione dei cpi prevedrebbe l’ampliamento del personale con nuove assunzioni. Aspetti che portano ad alcuni interrogativi: la macchina burocratica dei centri per l’impiego siciliani ha davvero bisogno di nuovi impiegati? E in Sicilia chi saranno i navigator? Quale sarà il ruolo degli ex sportellisti riqualificati per gestire le politiche attive del lavoro?
Stando ai dati della Fondazione studi consulenti del lavoro, la Sicilia è la regione col più alto numero di addetti ai servizi pubblici per il lavoro: 1.737 su 7.934 operatori, poco meno del 22% del personale operativo nei centri per l’impiego di tutta Italia. Numeri che stridono se confrontati con i dati dei disoccupati ufficiali: sempre secondo la fondazione, su 137mila siciliani che ogni anno accedono alla disoccupazione (Naspi), ben 85mila al quinto mese continuano ancora a percepire il sussidio. Il problema sarebbe la necessità di riqualificazione dei dipendenti: “Abbiamo computer nuovi e una potente rete informatica interna – aveva detto a ottobre Felice Crescente, direttore generale del cpi di Palermo – e anche dipendenti che gestiscono situazioni complesse. Molti hanno la laurea, ma non le qualifiche richieste”. In sostanza: tanti dipendenti ma non necessariamente ben assortiti, tradotti in un risultato finale insufficiente.
Ma la ‘riforma’ dei centri per l’impiego è già sul binario, seppur non ancora approvata in Consiglio dei Ministri. Allora a chi toccherà ricoprire i nuovi ruoli in Sicilia? Stando alle dichiarazioni del ministro Di Maio, i 10 mila tutor col compito di formare e orientare gli utenti in possesso del reddito di cittadinanza sarebbero suddivisi in 6.000 stabilizzati dallo Stato centrale e 4.000 dalle Regioni. La legge di bilancio 2019 stabilisce che spetta alle singole Regioni procedere, ma al momento mancano le regole per smistare i posti. Questo riesumerebbe una questione tutta siciliana, quella degli ex sportellisti multifunzionali del settore formazione. Sono nel limbo del precariato da cinque anni, e sono stati riqualificati appositamente con fondi regionali per operare nelle politiche attive sul lavoro: sembrerebbero loro i candidati ideali sia per la posizione di navigator in Sicilia, sia per l’ampliamento del personale ‘base’.
Alle qualifiche e al lungo calvario si aggiunge la parola di Luigi Di Maio in persona, che a luglio scorso aveva promesso agli ex sportellisti e ai lavoratori della formazione un tavolo di confronto per sbloccare il loro impasse. Da allora la situazione non è mutata, ma le nuove prospettive fanno ben sperare: “Abbiamo un elenco unico istituito nel 2016 – dice Adriana Vitale, portavoce della protesta – e altre due norme per il potenziamento dei centri per l’impiego che dicono chiaramente di attingere a questo elenco. Giorno 24 gennaio ci sarà un incontro istituzionale tra Di Maio, il presidente Nello Musumeci, l’assessore al Lavoro Mariella Ippolito e l’assessore alla Formazione Roberto Lagalla, per discutere la formazione siciliana su larga scala: è naturale che la nostra aspettativa sia quella di pretendere una priorità, anche in funzione delle leggi regionali. Navigator o no, il nome poco cambia – prosegue Vitale – perché la figura è quella di esperto in politiche attive sul lavoro. Per fare un esempio: se si ha bisogno di un medico e si assume l’infermiere, di certo il medico non la prende bene. Per noi è lo stesso. Sta passando questo ‘treno’ e faremo il possibile e l’impossibile per non farcelo scappare”.