Da qui al 2027, data delle prossime elezioni regionali, saranno tanti gli oroscopi, le predizioni, le strategie sul cammino di Palazzo d’Orleans. Qualcuno ha già ‘indossato la maglietta’ della squadra, come Totò Cuffaro in una intervista a LiveSicilia.it: “Renato Schifani è un grande presidente della Regione. Sosterremo con forza la sua ricandidatura che per noi è scontata, per come sta lavorando sul campo”.
Magliette, pronostici…
Anche Edy Tamajo, con la disponibilità di un arsenale di voti, è stato netto: “Il presidente sta lavorando bene e ha già risolto problemi che da molti anni meritavano una risposta. C’è chi lo critica, dimenticando che quando gli oppositori di oggi erano al governo non hanno realizzato niente. C’è una rinnovata attenzione al mondo produttivo, c’è la soluzione per i rifiuti con i termovalorizzatori, c’è la Cts (la commissione tecnica specialistica, ndr) che finalmente funziona, ci sono i precari stabilizzati, i dissalatori. Davvero, non capisco le obiezioni”. Un’opinione nel solco di quanto ha sempre sostenuto il segretario nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani.
Altri, magari, stanno aspettando di vedere ‘come butta’. E poi selezioneranno una maglietta dall’armadio delle preferenze cangianti.
Botta e risposta
Che il contesto sia, tuttavia, magmatico lo dimostrano le reazioni a una intervista del forzista Giorgio Mulè. La risposta sulla candidatura ‘non esclusa’ ha avuto l’eco di uno squillo di tromba.
Mulè ha aggiunto: “C’è sicuramente da parlarsi, da confrontarsi, da agire nel bene della Sicilia e di questo territorio. Bisogna trovare le forme però per confrontarsi: certamente una forma è quella di condividere un percorso attraverso un confronto fra le varie anime del partito. Confronto che finora non c’è stato: non c’è stato a livello regionale, per cui è da circa due anni che non si riunisce, non esiste una segreteria regionale”.
Tanto è bastato per ricevere la replica, formalmente imperturbabile, nella sostanza acuminata, proprio dell’inquilino di Palazzo d’Orleans: “Qualunque cittadino residente in Sicilia che abbia superato i 21 anni può candidarsi alla Presidenza della Regione Siciliana. L’importante è che raccolga a suo sostegno 1.800 firme per la lista regionale e 2.100 per ciascuna lista provinciale che è tenuto a presentare. Auguri”.
Le schermaglie non si fermeranno. Siamo in anticipo perfino rispetto ai primissimi tempi della campagna elettorale, ma le parole, le mezze frasi, gli sguardi uso film western di Sergio Leone etc etc permettono di tracciare una sintetica e non esaustiva mappa dei fronti più o meno manifesti che costituiranno elementi di cronaca politica.
Il braccio di ferro sul porto
Il ‘braccio di ferro’ sul porto di Palermo è la Linea Maginot più recente. La nomina della nuova commissaria nella persona dell’ex eurodeputata leghista Annalisa Tardino non è andata giù a Palazzo d’Orleans che ha annunciato ricorso.
A prescindere dal merito della questione, si tratta di una incrinatura non di poco conto con la Lega e con Matteo Salvini. Uno strappo dagli esiti incerti, se non si troverà una composizione. La neo-commissaria, intanto, ha tenuto a rimarcare le referenze, ovviamente ‘istituzionali’, con sue precise virgolette.
Il suo mandato – scrive l’Ansa – sarà “nel segno della continuità con la gestione precedente” e l’ente portuale “sarà la longa manus del governo Meloni e del ministro Matteo Salvini”, per puntare “allo sviluppo infrastrutturale, occupazionale sociale e culturale dei porti”.
Il rapporto con Fratelli d’Italia
La nota inchiesta ha stoppato, al momento, ogni velleità del presidente dell’Ars, il meloniano Gaetano Galvagno. Sarebbe stato lui, oltre le dissimulazioni di rito, uno dei candidabili per Palazzo d’Orleans. Le grane giudiziarie precludono il vagheggiamento di attuali sogni di gloria.
Ma non è detto che in Fratelli d’Italia prevalga la rassegnazione di non provarci nemmeno. Anzi, l’ipotesi appare assai poco verosimile.
“Il partito è in ottima salute – ha dichiarato di recente il commissario regionale, Luca Sbardella -. Restiamo il primo partito in Sicilia, ovviamente senza di noi il tavolo non si apre. Lavoriamo quotidianamente per tenere unito il centrodestra”.
Il partito della premier è certamente ferito dalle vicende di cronaca e da quelle squisitamente politiche, come l’addio di Manlio Messina. Proprio per questo possiamo immaginarlo in cerca di una ‘rivincita’.
I malesseri in Forza Italia
E che ci siano fibrillazioni a vasto raggio, tra l’Aula e la realtà, lo hanno inequivocabilmente dimostrato le vicende della cosiddetta manovrina.
Riguardano la maggioranza che sostiene il governo Schifani, con il coinvolgimento dei lombardiani, (da Raffaele Lombardo).
Chiamano in causa Forza Italia regionale. Non pare più sostenibile l’idea per cui le agitazioni in corso rappresenterebbero una normale fisiologia del dibattito interno. Siamo in presenza di crepe, sotto la coltre della narrazione armoniosa. La stessa polemica nata dalle dichiarazioni di Giorgio Mulè lo dimostra.
Il malessere – rispetto a un elenco di argomenti – era già emerso in una intervista all’onorevole Margherita La Rocca Ruvolo. Annotiamo una frase: “Lo so che qualche mio collega ha dei mal di pancia e la cosa terribile è che mettono sempre faccine e plausi al presidente nella chat del gruppo di Forza Italia…”.
L’ultimo fronte è probabilmente il più insidioso per il presidente che punta alla riconferma. Un saggio e antico detta recita: “Dagli amici mi guardi Iddio che dai nemici mi guardo io”. Perché non dovrebbe valere pure in Sicilia?
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