CATANIA – La tratta di esseri umani è un fenomeno in esponenziale aumento. E con esso tutti i retroscena e i drammi dello sfruttamento e della riduzione in schiavitù. Catania è al centro di questo abberrante traffico di persone. Nella notte la Squadra Mobile di Catania e Servizio Centrale Operativo (Sco di Roma) hanno eseguito un decreto di fermo della Dda di Catania nei confronti di 7 persone accusate di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I fermi in totale sono 13, ma sette indagati sono irreperibili perché si sono allontanati dall’Italia.
Le indagini sono state condotte da ottobre ad oggi: la Squadra Mobile ha ricostruito l’organigramma di un’organizzazione composta prevalentemente da cittadini somali “specializzata” nel traffico di esseri umani. Quando i migranti arrivavano in Italia (dopo gli sbarchi) venivano rintracciati e prelevati dai centri di accoglienza e relegati in veri e propri “centri di raccolta” all’interno di alcuni appartamenti a Catania. A quel punto erano posti sotto sequestro finchè le famiglie, contattate telefonicamente, non pagassero il riscatto per la liberazione e poter così continuare il viaggio verso il Nord Europa. Durante l’inchiesta sono molti i somali che sono stati liberati, molti erano minori “trattenuti” dai criminali all’interno di abitazioni a Catania e nell’hinterland. In totale sono 9 gli immobili individuati.
Sono finiti in manette Adam Abi Ismail, Mohamud Mahamed Adam, Mohamed Nour Abdi, Dahir Abdullah Gure, Yassin Mahmud Farah, Salvatore Pandetta e Sebastiano Longhitano. I due indagati italiani fornivano alla banda criminale le auto per il trasporto dei migranti.
L’inchiesta è scattata il 10 ottobre 2015 dopo la denuncia di una donna somala, residente a Milano, del sequestro di un minore somalo segregato a Catania da alcuni connazionali che, per il rilascio pretendevano il pagamento di una somma di danaro. Pochi giorni dopo i poliziotti riescono a rintracciare il minorenne ed altri ragazzi somali all’interno di un Internet Point di via Luigi Sturzo. In quell’occasione sono stati posti in stato di fermo tre persone.
Una volta scattate le intercettazioni è emerso che gli indagati somali monitoravano costantemente gli sbarchi. E una volta che arrivavano i migranti inviavano un emissario nei centri di accoglienza in Sicilia e in Calabria.
Il riscatto veniva pagato mediante accredito su carte prepagate o attraverso il sistema di pagamento “Hawala”. Il denaro serviva per l’acquisto dei biglietti e i documenti falsi.
In totale nell’ambito dell’inchiesta Somalia Express sono iscritti 37 indagati. Nel corso delle indagini all’interno di un’abitazione in via Testulla i poliziotti hanno rintracciato 10 cittadini somali, di cui tre minorenni.