PALERMO – Una riunione fiume. Per condurre il ddl dell’esercizio provvisorio fino agli scranni di Sala d’Ercole. Dove potrebbe essere incardinato domani. Ed essere discusso, però, solo con l’arrivo del nuovo anno. È corsa contro il tempo in commissione bilancio all’Ars. L’assessore Baccei ed altri esponenti del governo sono arrivati intorno alle 17. Poi la riunione è stata via via posticipata, per iniziare in serata.
Pip e precari: ecco soldi e proroghe
I deputati, però, prima ancora del testo dell’esercizio provvisorio hanno esaminato e approvato i provvedimenti esitati dalla giunta poche ore prima: sì alle proroghe per i precari degli enti locali e ai fondi (circa 10 milioni) per gli ex Pip. Per questi ultimi, stipendi assicurati fino ad aprile. Poi si vedrà. Per i dipendenti a tempo determinato di Comuni e province via libera al rinnovo dei contratti. Il ddl prevede l’estensione di questa proroga anche ai circa duemila lavoratori dei Comuni in fase di dissesto e pre-dissesto.
I dubbi sulla manovra
Poi, è stata la volta dell’esercizio provvisorio. Un testo fortemente criticato dalle opposizioni che lo hanno considerato anche “illegittimo”. “Quello non è un esercizio provvisorio – hanno tuonato i deputati di centrodestra – ma una mini-finanziaria. Il presidente dell’Ars dovrebbe considerare quei documenti irricevibili”.
Ma al di là della “legittimità formale” non sono pochi i dubbi di natura tecnica sul testo, che verranno esaminati nel corso della lunga riunione di stasera. Un testo che, stando alla relazione stilata dagli uffici del Bilancio all’Ars, “non può definirsi semplicemente di autorizzazione all’esercizio provvisorio in senso tecnico in quanto dispone, altresì – si legge – riduzioni di autorizzazioni di spesa a legislazione vigente proprie di uno strumento sostanziale ordinario”. Insomma, con l’esercizio provvisorio vengono tagliati stanziamenti che, protesta ad esempio il deputato della Lista Musumeci, Santi Formica: “Andrebbero modificati solo attraverso una ulteriore legge”.
E in effetti, secondo i tecnici della commissione bilancio, “si è in presenza di una vera e propria manovra che segue quelle già approvate nel corso del 2014 e che rinvia ad una fase successiva il ripristino delle dotazioni dei capitoli o gli interventi di riduzione della spesa”. La quinta manovra dell’anno, insomma. Una manovra da (quasi) un miliardo: 990 milioni che serviranno soprattutto per garantire gli stipendi dei deputati regionali e dell’Ars, oltre che quelle di gestione dei Palazzi. E ancora, verranno garantite le “spese per programmi comunitari e nazionali, trasferimenti a Comune e Province, il rimborso per i comandati dell’assessorato salute e del dipartimento acqua e rifiuti”.
I contributi destinati ai Comuni “a titolo di compartecipazione al gettito regionale dell’Irpef”, però, vengono tagliati di 205.000 milioni. E solo parzialmente compensati (30 milioni) da un comma successivo. Cifra, però, quest’ultima, fanno sapere dal bilancio dell’Ars “puramente indicativa e non supportata da adeguati elementi istruttori in relazione”. Una previsione, nulla più. E l’Anci già tuona: “Gli enti sono già in grave crisi. Il governo Crocetta è inadeguato”. Tagli anche per i lavoratori socialmente utili (24 milioni), e nel Fondo per il precariato (150 milioni).
Circa 53 milioni verranno destinati ai lavoratori degli enti collegati alla Regione. Un “bacino” di oltre 30 mila lavoratori. I cui stipendi, però, verranno assicurati solo per quattro mesi. Circa 370 mila euro serviranno per garantire la busta paga dei comandati dell’assessorato Salute e del dipartimento acque e rifiuti.
L’articolo 8 sposta invece “a carico degli enti del servizio sanitario regionale la spesa per i servizi dagli stessi ricevuti dalla società partecipata Servizi ausiliari Sicilia”. Si tratta di oltre 12 milioni che quindi passerebbero a carico del servizio sanitario. “Un passaggio tecnicamente impossibile – ha protestato il capogruppo di Forza Italia Marco Falcone – visto che siamo ancora in fase di Piano di rientro”.
E infine, l’articolo più discusso. Quello che prevede l’utilizzo dei Fondi sviluppo e coesione per il concorso alla finanza pubblica. “So già che non si può fare” ha ammesso alcuni giorni fa lo stesso assessore Baccei. “Ho già presentato un emendamento – ha detto il parlamentare di Forza Italia Riccardo Savona – per abolire questo articolo: quei soldi, in realtà, non esistono”. E anche la commissione bilancio ha messo nero su bianco questi dubbi. Questo utilizzo sarebbe possibile solo a seguito di un accordo “ufficiale” tra Regione e Stato centrale. “Né la disposizione in esame né la relazione tecnica – scrivono però i tecnici – fanno riferimento ad intese o interlocuzioni, già realizzate o in corso, fra il Governo regionale e quello nazionale. In assenza di tali presupposti, non può che evidenziarsi come la previsione normativa in esame, qualificata dalla stessa relazione tecnica come copertura meramente formale, risulti insuscettibile di rispondere ai canoni di corretta copertura previsti dall’articolo 81 della Costituzione”. Non c’è copertura finanziaria. E la “scopertura”, in questo caso, è superiore al miliardo di euro.