Trova dei titoli postali degli anni '90: battaglia legale per incassarli - Live Sicilia

Trova dei titoli postali degli anni ’90: battaglia legale per incassarli

La disavventura di un risparmiatore di Alimena che si è ricolto all'associazione Giustitalia
NEL PALERMITANO
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ALIMENA – Trova in una valigia dei buoni postali per un valore nominale di 6 milioni di lire, ma per determinare la somma dell’incasso intraprende un’azione legale contro Poste italiane. Questa, in sintesi, la storia che ha portato Salvatore Pantano, 50enne di Alimena, in provincia di Palermo, a rivolgersi all’associazione Giustitalia e all’avvocato Francesco Di Giovanni del Foro di Roma per far valere il suo diritto all’incasso di una somma tre volte superiore al corrispettivo di 35mila euro che Poste italiane vuole riconoscere al risparmiatore di Alimena.

La storia inizia poco tempo fa, nella casa materna Salvatore Pantano trovanascosti in una vecchia valigia, tre buoni postali fruttiferi degli anni ’90 del valore nominale rispettivamente di 5 milioni di lire e due da 500mila lire. Pantano decide di agire per la riscossione dei buoni. Poste italiane, ricevuta la richiesta di rimborso, hanno sostenuto che i titoli erano prescritti effettuando comunque un calcolo di rimborso che ammonta a poco più di 35 mila euro, molto meno dei 90mila euro circa stimati dal risparmiatore.

Da qui la decisione di Salvatore Pantano rivolgersi all’associazione Giustitalia e al legale Di Giovanni che in una nota spiega che “per quanto concerne la prescrizione, i buoni fruttiferi postali non sono affatto prescritti. Infatti – si legge nel comunicato – l’art. 2935 del codice civile statuisce che ‘la prescrizione comincia a decorrere dal giorno in cui il diritto può essere fatto valere’. Nel caso di specie il giorno iniziale di decorrenza della prescrizione coincide con il giorno del ritrovamento dei titoli di credito in quanto precedentemente il titolare non era nemmeno a conoscenza dell’esistenza degli stessi e, quindi, di certo, non si sarebbe potuta attivare per la riscossione”.

“Per quanto concerne il valore di rimborso – continua la nota -, in realtà ad un più attento esame della giurisprudenza di merito e delle recenti decisioni dell’Arbitrato Bancario Finanziario, è emerso che l’importo dovuto era praticamente più del doppio rispetto a  quello prospettato da Poste in quanto i tassi di interessi che devono essere applicati sono quelli stampati sul retro del buono e non quelli (notevolmente inferiori) che si sono succeduti nel corso degli anni (peraltro sempre più bassi a causa dell’inflazione sempre crescente). In linea generale, infatti, occorre considerare che la capitalizzazione al netto della ritenuta fiscale, per ciascuno dei primi 20 anni di durata dei Buoni, è illegittima in quanto in tale caso verrebbe anticipato il momento impositivo previsto dalla normativa primaria”.

“L’articolo 26 del Dpr 600 del 1973 – si legge ancora – prevede infatti l’applicazione della ritenuta in base al principio di ‘cassa’ e non a quello della maturazione. E i Bfp a differenza dei BTp non distribuiscono cedole nel corso della loro durata. Gli interessi maturano ogni bimestre e vengono incassati dal sottoscrittore solo quando si presenta all’ufficio postale per riscuotere il montante. Non è quindi equo anticipare l’applicazione dell’imposta, anche perché la ritenuta fiscale viene girata dalle Poste allo Stato solo quando il sottoscrittore presenta il Bfp all’incasso. L’azione rispetta il requisito dell’omogeneità dei diritti in quanto Poste Italiane commetterebbe errori sistematici: la stessa, infatti, calcola i rendimenti dovuti ai risparmiatori, di anno in anno, capitalizzandoli al netto della ritenuta fiscale, erodendo così il montante per ciascun anno di maturazione del titolo, senza che a tale erosione del montante corrisponda un versamento su base annuale della ritenuta all’Erario”.

“Poste – conclude la nota del legale – ritiene di applicare tale metodologia di calcolo sulla base dell’articolo 7 comma 3 del Dm 23 giugno 1997, ma tale norma precisa semplicemente che sul montante dei Buoni Serie Q gli interessi “continueranno” a essere applicati annualmente al netto della ritenuta fiscale”. Da qui la decisione di Salvatore Pantano di adire le vie legali tramite l’associazione Giustitalia.


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