PALERMO – I nove indagati nell’inchiesta su una truffa alle assicurazioni, scoperta dalla Procura di Palermo, hanno risposto alle domande dei pm e del gip nell’interrogatorio di garanzia. Gli indagati si sono rimpallati le responsabilità e ognuno ha riferito di essere stato coinvolto dagli altri nell’operazione. Anche i presunti capi, tra cui l’ex pentito Salvatore Candura, tra i depistatori dell’inchiesta sulla strage di via D’Amelio, pur non potendo negare i fatti, hanno scaricato le maggiori colpe sulle altre persone coinvolte.
Secondo quanto accertato, la banda reclutava persone disposte, in cambio di soldi, a subire ferite e fratture per fingere d’essere vittime di incidenti stradali in realtà mai avvenuti. Alcune delle false vittime, poi, sono entrate a far parte della banda. “Tutto sarebbe cominciato – hanno spiegato alcuni degli indagati – per un disperato bisogno economico e nella maggior parte dei casi le lesioni sarebbero state autoinflitte dalle vittime che volevano una parte dei soldi liquidati dalle assicurazioni per i falsi incidenti”. (ANSA).