PALERMO – Era meglio fare la fila. Gli amministratori di una serie di condomìni della città credevano di avere trovato il modo per risparmiare tempo prezioso nella loro frenetica giornata. Ed, invece, avrebbero finito per diventare le vittime della truffa organizzata da Carlo Fasetti e Carmelo Di Bella. Sono i due dipendenti, presunti infedeli, dell’Amap arrestati dal nucleo di Polizia tributaria della Guardia di finanza.
Alcuni degli amministratori erano amici e conoscenti di Di Bella, altri sarebbero stati avvicinati e raggirati negli uffici dell’ex municipalizzata di via Volturno. Di Bella si mostrava gentile con loro, magari gli offriva un caffè e poi proponeva di risolvere il problema dell’angosciosa fila: sarebbe bastato consegnare il denaro nelle sue mani, in contanti, e ripassare due giorni dopo per ritirare la ricevuta di pagamento con tanto di bollo dell’Amap e di una posta privata (“Contraffatti dagli indagati”, spiegano gli investigatori). Peccato, però, che i pagamenti in contanti all’Amap non sono ammessi. Si può pagare con bancomat, assegni, bonifici bancari e transazioni on line. Per gli impiegati vige il divieto di maneggiare denaro.
Il giochetto sarebbe andato avanti a lungo. Il meccanismo, però, si è inceppato l’anno scorso quando l’azienda ha deciso di cambiare il sistema informatico dove confluiscono i dati sulle fatture, compresi quelli gestiti dall’Ufficio contabilità clienti di cui Fasetti era il capo e Di Bella l’incaricato. Alcuni dipendenti, loro sì ligi al dovere, hanno capito che alcune fatture risultavano regolarmente pagate e registrate nel cervellone elettronico, ma non c’era movimenti di denaro sui conti correnti. E così hanno avvertito l’allora presidente dell’Amap Vincenzo Costantino che ha presentato un esposto alla magistratura.
I procuratori aggiunti Leonardo Agueci Dino Petralia e i sostituti Daniela Varone e Gianluca De Leo hanno delegato le indagini ai finanzieri del nucleo di polizia Tributaria guidati dal colonnello Francesco Mazzotta. Che hanno convocato tutti gli amministratori di condominio. Dalle loro testimonianze è venuto fuori un modus operandi ripetitivo. Non tutte le testimonianze, però, sono sembrate genuine fino in fondo. Qualcuno avrebbe cercato di aiutare Di Bella. Ad esempio l’amministratore di alcuni condomini nell’ottobre 2013 si premurò di avvertire il dipendente Amap: “Mi hanno poco fa chiamato e più tardi mi hanno convocato… lei mi ha capito giusto…? la volevo solo informare”. Un altro fu più esplicito: “Ho la guardia di finanza nel condominio io”. Di Bella cercava di tranquillizzarlo: “E passa di qua, passa ti dico quello che devi fare”. “… e che devo fare Carmelo, io mi stento male già, sto male”.
Singolare la testimonianza di un altro amministratore che, convocato dai finanzieri, disse di non conoscere Di Bella (eppure al telefono si davano del tu) e di avere consegnato i soldi per pagare le bollette a “un cittadino cinese, di cui non conosco il nome e che non abita più a Palermo”. Non si trattava di spiccioli, ma di 77 mila euro affidati ad uno sconosciuto.
La stragrande maggioranza dei clienti, però, ha agito in buona fede e adesso si pone il problema dei condomini che hanno pagato bollette di fatto rimaste insolute. Anche perché ai due arrestati sono stati sequestrati per equivalente beni per circa 140 mila euro che non basteranno a coprire i 742 mila euro di insoluti. Non si poteva fare di più perché la normativa sul sequestro per equivalente è entrata in vigore un paio di anni anni fa e cioè successivamente ad alcuni degli episodi contestati. Sul punto la questione diventa di natura civilistica. Il penale non c’entra. Ed è lunco l’elenco dei condomìni “coinvolti” nella faccenda. Dall’Amap fanno sapere che i casi saranno valutati singolarmente. A pesare nelle decisioni dell’azienda sarà la valutazione della buona fede dei morosi.
Intanto l’attuale presidente, Maria Prestigiacomo, annuncia che l’Amap si costituirà parte civile, assieme al Comune, nel processo a carico dei due dipendenti”. E rende nto che “già agli inizi del mese di settembre è stato avviato il procedimento disciplinare che il 30 settembre ha portato al licenziamento di Di Bella, quello che sembrava essere l’unico indagato in questione, per via degli inequivocabili sospetti su lui ricadenti e per essere venuto meno il rapporto di fiducia tra dipendente ed Amap, da cui, va fortemente ribadito, è partita la denuncia alla Procura”.
Al momento sono un migliaio le fatture non pagate. I due funzionari si sarebbero messi in tasca quasi 800 mila euro di bollette che sulla carta risultavano saldate. I condomìni tecnicamente “morosi” si trovano nelle vie Orsa Minore, del Levriero, Rudinì, Piave, corso Calatafimi, Leandro Alberti, Cappuccini, Matteo Silvaggio, Paratore, Prestisimone, Thaon de Revel, Bordomnaro, viale delle Alpi, Marchese di Villabianca, Sirio, Pollaci, Empedocle Restivo, Ponte Gioviano, San Ciro, Ernesto Basile, Cesalpino, Eugenio l’Emiro, Alia, Florio, Basile, Giannettini, piazzale tenente Anelli, Enea Rossi, Vann’antò, Belmonte Chiavelli.