PALERMO – “La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere”: il progetto promosso dalla onlus Salute donna e altre 23 associazioni fotografa un momento di fermento della realtà oncologica siciliana. Stamani, a Villa Malfitano Whitaker, sono state presentate le nuove frontiere del sistema e discusse le criticità ancora da superare, in un clima di sinergia tra le amministrazioni locali e di dialogo tra clinici e politici.
Riuniti allo stesso tavolo Ruggero Razza, assessore regionale alla Salute, Antonio Scavone, assessore regionale al Welfare, alle politiche sociali e al lavoro, Annamaria Mancuso, presidente di Salute donna onlus, Vincenzo Adamo, professore ordinario e direttore di Oncologia medica all’azienda ospedaliera “Papardo” di Messina, e Francesca Catalano, direttore dell’unità multidisciplinare di senologia dell’ospedale “Cannizzaro” di Catania e coordinatore della Commissione rete senologica oncologica della Regione Siciliana; a moderare la discussione il giornalista Salvo Toscano. Hanno condiviso le proprie esperienze anche Anna Barbera del Centro amazzone, Loredana Montalbano di Abracadabra onlus e Rossella De Luca, psico-oncologa al policlinico “Paolo Giaccone” di Palermo e referente regionale della Società italiana di psico-oncologia.
In Sicilia 160 mila persone convivono con un tumore, ogni giorno vengono diagnosticati 75 nuovi casi e la sopravvivenza dei pazienti oncologici (55%) si attesta ben al di sotto della media nazionale (terzultimo posto prima di Sardegna e Campania); per scongiurare tali numeri in futuro, attualmente è in atto il riordino della Rete oncologica (Reos). Inoltre, nella Regione si registra un preoccupante incremento dei nuovi casi di tumore, 27.150 nel 2018 (dati Airtum-Aiom); nonostante la distribuzione dei tumori sia sovrapponibile al dato nazionale, l’aspettativa di vita degli isolani colpiti da un tumore è tra le più basse del Paese e questo ha a che fare con la prevenzione, con le diagnosi precoci e con la qualità delle cure. Le criticità più diffuse sono la scarsa aderenza ai programmi di screening, gli stili di vita scorretti e la “migrazione sanitaria” verso altre strutture italiane considerate più efficienti e rapide dai pazienti e dalle loro famiglie.
“Il percorso avviato con Agenas per l’implementazione della Rete oncologica siciliana sta via via assumendo una propria definizione – afferma l’assessore Ruggero Razza –. Certo, occorre superare le criticità in materia di esiti per i tumori maligni e cercare anche in questi ambiti di ridurre la mobilità passiva, garantendo cure e assistenza di qualità pure a queste latitudini. Tuttavia, durante questo primo periodo di nostra attività di governo, abbiamo già compiuto dei passi importanti e concreti: nelle scorse settimane, ad esempio, abbiamo presentato i Pdta (percorsi diagnostico-terapeutici assistenziali) per il tumore della mammella e quello cardio-oncologico, definendo dei modelli condivisi per assicurare cure uniformi in ogni parte della Sicilia. Sono segnali eloquenti di un processo divenuto giustamente inarrestabile”.
“I malati di tumore siciliani sono persone prima di essere pazienti, e hanno spesso una vita professionale e familiare – dice l’assessore Antonio Scavone – . È imperativo, per le istituzioni, guardare con favore a queste iniziative che fanno comprendere a fondo il vissuto, i problemi e la quotidianità del paziente oncologico e dei suoi familiari. In questa prospettiva, il confronto costante con le associazioni dei pazienti e gli enti del terzo settore è un percorso culturale che può assistere ed educare le istituzioni ad assumere decisioni responsabili e proficue. Il dialogo sarà costante, oltre che improntato alla trasparenza e alla capacità di ascolto”.
Presentato anche l’Accordo di legislatura 2018-2023 realizzato nell’ambito del progetto: 15 punti che delineano ambiti e modalità operative per ottimizzare la presa in carico e garantire la massima efficacia della cura alla persona con malattia tumorale. Quattro le tematiche più stringenti del documento: disparità nella qualità dell’offerta assistenziale tra le Regioni, sostenibilità economica, prevenzione primaria delle malattie oncologiche, carenza di risorse umane.
“La nostra presenza oggi in Sicilia è molto importante – afferma Annamaria Mancuso, presidente di Salute donna e coordinatrice del progetto –. L’accordo di legislatura è un documento nazionale e un punto di partenza su cui lavorare; ci auspichiamo che anche questa Regione ne potrà giovare per definire l’approvazione a livello locale delle priorità elencate nell’accordo. Il Pdta del tumore della mammella, deliberato proprio in questi giorni, è un esempio virtuoso di come la Sicilia si sta muovendo nel riorganizzare la Rete oncologica regionale. Siamo molto soddisfatti di questo lavoro perché riguarda una Regione del sud Italia, spesso penalizzato nella realizzazione concreta dei programmi”.
“Il processo di efficientamento della Rete oncologica siciliana è ancora lungo e articolato – sottolinea il professor Vincenzo Adamo –. Quando la Reos venne deliberata, nel 2014, il modello scelto era di tipo ‘Hub & Spoke’ e prevedeva il Dipartimento oncologico provinciale inteso come hub all’interno del quale avrebbero dovuto operare strutture con eguale livello gerarchico; modello che presentò diverse criticità da subito. Oggi – spiega Adamo – il riordino si basa sul modello di ‘Network comprehensive cancer care center’, vale a dire un insieme di strutture dipartimentali di eccellenza, coordinate da un centro unico. Sono stati già definiti il Pdta cardio-oncologico, il primo sul territorio nazionale, e anche il Pdta del tumore prostatico, dell’ovaio e della mammella, con Breast Unit di I e II livello”.
L’iniziativa più recente della Regione Siciliana è l’attivazione del piano di assistenza delle donne affette da tumore della mammella: la neoplasia è in aumento e fa registrare 3.700 nuovi casi ogni anno nell’Isola, e 36.000 donne a cui in passato è stata diagnosticata. “La caratteristica più importante del Pdta del tumore mammario è che si occupa della donna malata a 360 gradi – dice la dottoressa Francesca Catalano – tant’è vero che mentre all’inizio il percorso era nato per le pazienti con tumore al seno, poi è stato allargato anche alle pazienti meno fortunate con malattia metastatica, donne che convivono talvolta per anni con il tumore. Si tratta di pazienti che hanno bisogni complessi e anche più complessi che necessitano un’assistenza specifica”.