ACI SANT’ANTONIO – Hanno visto tutto: le telecamere di sorveglianza puntate dritte verso il cancello d’ingresso del civico 71 possono essere la chiave del rebus sulla tragica fine di Giuseppe Riccioli, 32 anni, ucciso davanti casa con sei pistolettate in testa e al collo, quasi fosse un regolamento di conti. I carabinieri hanno già acquisito i filmati e passano a setaccio ogni fotogramma per cercare di risalire ai killer.
Tutto risale a ieri sera, intorno alle 22. Riccioli torna a casa, al civico 71 di via Tropea, una zona isolata tra Aci Sant’Antonio e Santa Maria La Stella: nella villetta lo aspettano la moglie e due figlioletti. Ma non fa in tempo ad aprire il cancello della strada privata che porta a casa: ad aspettarlo ci sono i suoi assassini, che gli esplodono addosso quasi tutto il caricatore della pistola. Riccioli rimane inchiodato sul sedile, al posto di guida della sua Punto color argento, il motore spento, i fari accesi. Sull’asfalto rimangono solo poche tracce, nè segni di frenata.
Un agguato che ha i contorni di un verdetto di mafia, ma nulla fa pensare all’azione di due sicari inviati da un clan. Gli investigatori scavano nella sua vita privata e professionale, ma non è ancora emerso nessun particolare per venire a capo del giallo. Riccioli, infatti, aveva solo qualche precedente penale per reati contro il patrimonio, e si guadagnava da vivere facendo lavori saltuari, pure come manovale. Anche i vicini non ne ricordano stranezze o comportamenti sospetti. Una vita tranquilla che, però, ha avuto un finale di sangue.
Ad avviare le indagini sono i carabinieri della compagnia di Acireale e del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale, coordinate dalla Procura Distrettuale della Repubblica di Catania.