PALERMO – Da 14 anni in liquidazione, ma in realtà ancora “attivo”. Così attivo da accumulare debiti su debiti. E’ l’incredibile storia dell’Eas, messa nero su bianco nei giorni scorsi, dal commissario liquidatore del’ente Anna Lo Cascio.
Liquidato ma “in funzione”
Dal 2004, anno nel quale è stato posto in liquidazione, l’Ente acquedotti siciliani ha accumulato la bellezza di 250 milioni di disavanzo. Un debito enorme che si è creato perché l’ente ha dovuto continuare a gestire il servizio di fornitura dell’acqua.. Servizio che non poteva essere interrotto perché considerato di pubblica utilità. Così fino a quando i comuni delle province di Trapani e Messina non avranno individuato un nuovo soggetto gestore, l’ente in liquidazione non potrà finire di fare gestione ordinaria e non potrà essere liquidato. E quindi, di fare altri debiti.
“Le enormi contraddizioni dell’ente”
Una situazione paradossale che emerge da una delibera di giunta con la quale il governo ha approvato i rendiconti fino al 2012. E’ in questo carteggio che il commissario Lo Cascio evidenzia “le enormi difficoltà e contraddizioni che scaturiscono dalla promiscuità delle attività ancora imputate all’Ente“. Infatti, l’ente che deve essere liquidato difficilmente potrà avere un bilancio di liquidazione fin quando farà crediti e debiti.
Un maxi disavanzo
Al momento, stando a quanto si evince dalla delibera di giunta, il rosso iscritto bilancio di previsione del 2018 è pari a 175 milioni. Con l’approvazione dei bilanci consuntivi che mancano, però, la differenza fra le entrate e le uscite potrebbe salire di altri 74 milioni. Al 31 dicembre 2012 l’ammontare dei residui, i debiti certi, era pari a 263 milioni. Il primo gennaio la situazione era pari a 250 milioni. Dopo un anno l’indebitamento dell’Eas è cresciuto, così, di 13 milioni.
Debiti da 23 milioni con l’Enel
La voce di debito più pesante nel bilancio riguarda i debiti legati al valore delle forniture non pagate da più di un anno: 222 milioni. Nel bilancio sono riportati, poi, oltre 3 milioni di debiti con l’Erario per imposte non pagate, 2,8 milioni di debiti con i fornitori, 6 milioni di debito con gli utenti. All’Enel sarebbero dovuti 23 milioni di euro: il mancato pagamento delle bollette ha infatti causato l’attivazione delle cause di salvaguardia e così il costo è lievitato. Sono iscritti a bilancio anche quasi un milione di debiti per lavori fatti per conto dell’Eas, 4 milioni di interessi passivi su debiti.
Chiaramente i debiti sono coperti dalle entrate ma già nel 2012 queste erano in squilibrio rispetto alle spese e il disavanzo già sette anni fa era di 146 milioni di euro. Nel frattempo l’ente ha subito numerosi sfratti per morosità, ha avuto tagliate le linee del telefono, non ha potuto riparare le perdite né sostituire i contatori obsoleti o guasti.
L'”affare” con Siciliacque
Ha continuato a girare incontrollato, invece, il contatore dei costi senza che potesse essere consentita una soluzione gestionale che bloccasse la crisi. Anzitutto l’Eas ha dovuto cedere a Siciliacque 62 serbatoi comunali e 11 acquedotti. Poi con una convenzione è stato deciso che l’Eas avrebbe acquistato l’acqua da Siciliacque vendendola a un prezzo fissato per legge. Il prezzo per cui l’ente vendeva però – dice in sostanza il commissario attuale – era minore di quello a cui acquistava, così la situazione si aggravava di continuo. A questo si è poi aggiunto che l’acqua che veniva fatturata era sempre maggiore di quella che veniva venduta a causa delle perdite nella rete.
Incontrollata, perché senza programmazione, è stata anche la gestione economica. Infatti, stando a quanto si legge nella relazione dell’assessorato all’Economia, in alcuni anni il bilancio preventivo è stato presentato a fine anno mentre i bilanci consuntivi non venivano approvati dal 2007. La Regione ha dovuto consentire le spese di gestione improrogabili per consentire la distribuzione dell’acqua e così si è creato il buco da 250 milioni di euro. Adesso le prospettive sono quelle di riuscire ad approvare i bilanci consuntivi mancanti entro la fine dell’anno. Solo allora il debito sarà definito e si potranno iniziare a studiare possibili soluzioni.