Che quello del Palermo non sarebbe stato un mercato scoppiettante lo si era capito ben prima della campanella dell’ultimo giro di pista, quando nonostante l’allarme suonato dopo il ko interno col Napoli, non era giunta adeguata risposta della dirigenza rosanero all’appello di un’intera città che abbiamo rilanciato lunedì da queste colonne.
Lo diciamo senza usare metafore. Ci si aspettava di più in sede di campagna acquisti per rimediare alle carenze d’organico palesate dagli uomini di Sannino nello sciagurato esordio in campionato. E, invece, la settimana di trattative è stata quasi del tutto riservata al fronte cessioni, con l’addio di giocatori demotivati (vedi Migliaccio andato alla Fiorentina in prestito oneroso con diritto di riscatto in favore dei viola ndr) o in sovrannumero (Varela, Di Matteo, Vazquez etc). Falliti tutti gli obiettivi di mercato per il necessario arrivo di un terzino sinistro in grado di rimpiazzare il vuoto lasciato da Balzaretti. Da Mesbah a Ziegler, da Peluso ad Antonelli, passando per Llama che fino a ieri pomeriggio cinguettava su Twitter la sua voglia di vestire il rosanero, il Palermo ha inanellato una sfilza di preoccupanti due di picche. Il nuovo arrivo di Giorgi colma parzialmente le caselle vuote sulle corsie esterne dello scacchiere tattico di Sannino. Così il mercato estivo del Palermo sembra portarsi addosso l’etichetta di una scommessa che il presidente Zamparini e il dg Giogio Perinetti hanno fatto con se stessi e con la piazza di Palermo. Una scommessa che, va detto, noi auspichiamo sia vinta dai vertici del club di viale del Fante, ma che ha la forte connotazione dell’azzardo.
Non sappiamo se siamo di fronte a una riscoperta passione per le sfide del patron rosanero, pronto a correggere a gennaio eventuali carenze che emergeranno nella prima metà di stagione, o agli albori di una strategia di ridimensionamento delle ambizioni del Palermo derivante da nuovi interessi di Zamparini come la politica. Nuovi interessi che hanno preso il sopravvento sulla passione calcistica che ne ha contraddistinto l’operato negli ultimi dieci anni. Questo, come recita una famosa canzone, lo scopriremo solo vivendo. Il popolo rosanero spera di no.
Ci si aspettava di più, dicevamo, dopo la grande paura che, per la prima volta in dieci anni, l’anno scorso piombò sui tifosi palermitani, abituati a stare quasi stabilmente nella parte sinistra della classifica e che invece hanno dovuto testare la tenuta delle proprie coronarie per guadagnare una salvezza matematica arrivata grazie a Miccoli, e troppo tardi.
Ci si aspettava di più perchè è bene far tesoro degli errori commessi. “Si chiude un’annata storta e si riparte alla grande”, “si chiude un ciclo e Zamparini ne riaprirà un altro”, pensavano i tifosi quando all’ultima gara casalinga del Palermo tre senatori come Balzaretti, Migliaccio e Miccoli avevano salutato il pubblico che li ha coccolati e osannati negli ultimi anni, lasciando intendere l’addio ai colori rosanero. E in effetti due dei tre senatori sono andati via, il capitano è rimasto l’unico della vecchia guardia a rimanere attaccato alla sua maglia numero 10, ma l’auspicata restaurazione rosanero è rimasta solo un desiderio della tifoseria e messa in atto solo a livello di struttura societaria, dove Zamparini ha compiuto la vera rivoluzione.
Il Palermo di oggi è, dunque, un club con i conti in ordine grazie all’attenta politica di bilancio che rappresenta la bussola da seguire in vista dell’imminente fair play finanziario, un club con un’ottima struttura societaria, tecnica e medica, che guarda con grande attenzione al settore giovanile. Ma in campo, presidente, vanno i giocatori. E la rosa di quest’anno appare indebolita rispetto a quella che ha già fatto patire non poco la tifoseria lo scorso anno.
Iniziando dai pali rosanero, Ujkani dovrà dimostrare di essere, come ha più volte dichiarato Zamparini, migliore di Viviano e che i 65 gol subiti l’anno scorso con il retrocesso Novara (seconda peggior difesa dopo il Genoa con 69 reti al passivo ndr) non sono indicativi del suo rendimento personale.
La difesa, che già lo scorso anno non ha brillato per impermeabilità (62 gol incassati ndr), ha fatto registrare le partenze di Silvestre e Balzaretti e gli arrivi di Von Bergen e Cetto (di ritorno dal prestito al Lille). Nessun nuovo volto raccoglierà la pesante eredità del terzino della Nazionale di Prandelli agli ultimi Europei. Ci dovranno pensare Mantovani o Garcia a compiere questa missione. La speranza è che Sannino, al quale Zamparini non ha fatto mancare sin qui gli attestati di stima, sappia trarre dai suoi ragazzi il massimo e dimostrare che l’applicazione e l’attenzione in campo sono più importanti del blasone, dell’esperienza e del tasso tecnico.
A centrocampo la scommessa continua con l’ingaggio del nazionale uruguagio Arevalo Rios, un lottatore d’esperienza, a cui manca ancora la migliore condizione fisica, che dovrebbe dare le adeguate garanzie per sopperire all’addio di Migliaccio al fianco di Donati. Le alternative, almeno nella zona nevralgica del campo sembrano offrire a Sannino diverse soluzioni, con la qualità e la velocità di Brienza, la forza del maturato Kurtic e l’apporto di Giorgi che l’anno scorso ha ben figurato nel Siena di Sannino. Sulla trequarti la scommesa continua con Dybala, talentuoso fantasista argentino ma troppo giovane per incarnare le vesti di uomo-squadra che può cambiare da solo le sorti della truppa rosanero e prosegue con Ilicic, chiamato quest’anno alla stagione che deciderà se siamo davanti a un campione che aveva solo bisogno di tempo per ambientarsi in serie A o davanti a un talento che va troppo a corrente alternata per un torneo impegnativo come quello nostrano.
In attacco ci si aggrappa al capitano Fabrizio Miccoli, ancora senza certezze contrattuali sul proprio futuro. E’ lui l’uomo squadra, il leader di un gruppo e di un Palermo targato Sannino che, a turno, avrà al suo fianco uno tra Hernandez (ennesima scommessa del duo Zamparini-Perinetti ndr), Budan o uno dei trequartisti di cui abbiamo già parlato Dybala e Ilicic. La scommessa di Zamparini è lanciata. In bocca al lupo, Palermo.