CATANIA – La collina di Primosole e le zone limitrofe tornano a restituire testimonianze archeologiche: ceramiche, suppellettili, residuati bellici attraversano millenni di vita quotidiana intrecciando a volte grandi avvenimenti storici. E’ accaduto nelle scorse settimane -con una certa casualità- a due membri dell’associazione Sicilia Antica impegnati in una ricognizione lungo le linee della battaglia del Simeto, combattuta giusto 75 anni fa tra truppe alleate e forze italo-tedesche. “Insieme all’archeologo Alberto D’Agata stiamo censendo i luoghi di combattimento in Sicilia durante la II Guerra Mondiale, in vista d’una prossima pubblicazione”, racconta a Live Sicilia uno dei dirigenti dell’associazione che da vent’anni s’impegna a riscoprire e valorizzare i luoghi storici dell’Isola.
“Cercavamo postazioni militari presso le Grotte di San Giorgio, ma il terreno disseminato di cocci ci ha suggerito l’esistenza di antichi insediamenti: le tracce indicano tegole, ceramica sigillata dal caratteristico colore rosso [solitamente utilizzata per fabbricare stoviglie, n.d.r. ] e ceramica indigena piuttosto insolita. Persino vetri romani, particolarmente rari da rinvenire”. Il corso dei millenni ha fatto di queste grotte abitazioni, necropoli, ricoveri per animali e rifugi; incisioni più recenti raccontano degli sfollati durante l’ultima guerra. Culmine dell’entusiasmo, il rinvenimento d’una lucerna del II secolo proveniente da un atelier tunisino.
Al sopralluogo con esponenti della Soprintendenza per i Beni Culturali è seguito un incontro coi vertici a Palermo: “In quest’occasione, presente l’assessore Tusa, abbiamo ufficialmente consegnato i reperti. Puntiamo alla valorizzazione di questo territorio esaurito dalle discariche: se nel 1800 studi archeologici ne evidenziavano l’importanza, oggi se ne parla sempre meno”. I terreni, che attualmente appartengono in larga misura alla Sicula Trasporti, furono indagati già nel 1880: Carmelo Sciuto Patti, architetto e geologo, avanzò l’ipotesi di trovarsi di fronte al nucleo arcaico della Catania magnogreca, che alcune fonti chiamavano Symetum. Strutture e ambienti della discarica occultano la maggior parte delle impronte, talvolta per sempre.
“E’ un luogo dove lo Stato sembra aver fatto marcia indietro”, nota l’avvocato Condorelli, “lasciando che strutture parallele occupino il territorio: prostituzione e degrado ambientale ne sono i sintomi”. L’autostrada copre il sito archeologico, nel vento caldo ristagnano aliti dolciastri; in mezzo alla carreggiata, rifiuti indecifrabili sono caduti dall’ennesimo camion scoperto diretto al bio-compattatore. Un’altra giornata inizia a Primosole, mentre raggiungiamo la masseria di proprietà del signor Letterio Villari: dal 1964 la sua famiglia possiede il terreno dal quale sono emersi gli ultimi reperti. A farci strada, “leggendo” il percorso attraverso tracce ancestrali, anche l’archeologo D’Agata.
“Le istituzioni non hanno mai mostrato interesse, ma in questa zona si dovrebbe intervenire ad almeno due livelli”, afferma D’Agata, appassionato collezionista di cimeli bellici. “Dato che la Soprintendenza conosce bene l’area delle tombe a grotticella, questa potrebbe essere inserita in un piano paesaggistico; si potrebbe estendere a diverse aree la richiesta d’interesse archeologico. Tra l’altro, esistono qui diverse specie animali da tutelare, come le cicogne. Questa specie di uccelli svernano nella collina fra l’immondizia prima di migrare. Mentre le poiane sono volatili già protetti per legge”. Meriterebbe interesse, tanto per i turisti quanto per i ricercatori, anche l’idea d’una serie di percorsi lungo le linee di combattimento. Vi si potrebbero svolgere rievocazioni storiche: un modo efficace, se ben condotto, di conoscere gli eventi passati. “Lo fanno in Normandia, perché non qui?”, si chiede l’archeologo, mentre sotto i nostri passi rosseggiano resti di ceramica romana e, tra gli sterpi, emergono bossoli, fibbie e schegge di granata.
A tutela dei luoghi di guerra si muove pure la federazione Nazionale Arditi d’Italia, erede ideale dei reparti d’assalto che si distinsero nella Piana di Catania; ma dopo tre quarti di secolo anche la nozione di “nemici” sembra consegnata alla Storia in nome del destino comune. “Un anno fa alcuni bunker sono andati distrutti, mentre varie grotte sono state ricoperte con sabbia da riporto”, racconta ancora l’archeologo. Il pensiero che qui esista una discarica si fa sempre più sconcertante addentrandosi tra gli edifici della masseria Primosole. Qui sono ambientate alcune delle pagine più intense di Giovanni Verga: riconoscere i luoghi è un’ulteriore emozione. “La chiesa è stata costruita nel 1500 su alcune tombe rupestri”, illustra il proprietario, “Verga la chiama Madonna di Primosole, ma il busto policromo che adesso si trova sull’altare è di fatto un’immagine di sant’Agata che ho messo in salvo fortunosamente”.
L’allestimento attuale rimanda al XIX secolo; sull’altare maggiore spiccano le carteglorie, sorta di tabelle che incorniciano formule liturgiche. La struttura rupestre riporta incisioni di croci paleocristiane, mentre graffiti secenteschi testimoniano interventi di restauro successivi. L’orgoglio per tempi storici che crescono nel presente si lega anche al sentimento dei collezionisti, non facile da definire: “Gli oggetti sprizzano storia, camminando sul luogo di una battaglia ti riconnetti a momenti e luoghi trascorsi pur trovandoti in un logo dove sei cresciuto”, cercano di spiegare i volontari. Nel possedere un oggetto, forse, anche l’emozione di un brandello di storia tutto per sé: quel sentimento di conoscenza delle proprie radici che interessi economici di parte rischiano di distruggere. (Foto Nunzio Condorelli Caff – L.M.C.)