"Una donna con la schiena dritta" |L'ultimo saluto ad Augusta Schiera - Live Sicilia

“Una donna con la schiena dritta” |L’ultimo saluto ad Augusta Schiera

I funerali della mamma dell'agente Agostino ucciso nel 1989 assieme alla moglie.

PALERMO – “Una madre che ci ha saputo spronare a stare dritti con la schiena, a non piegarci a quello che non è necessario vivere e conoscere”. Così padre Maurizio Francoforte, parroco di Brancaccio, racconta Augusta Schiera durante i funerali alla Cattedrale di Palermo. Presenti, tra gli altri, l’arcivescovo Corrado Lorefice, il questore di Palermo Renato Cortese, il comandante dei carabinieri Antonio Di Stasio, quello della Finanza, Giancarlo Trotta, don Luigi Ciotti, il procuratore generale Roberto Scarpinato e il sindaco Leoluca Orlando. Il primo cittadino è seduto accanto a Vincenzo Agostino, marito di Augusta e padre di Antonino, agente di polizia ucciso nel 1989 a Villagrazia di Carini insieme alla moglie incinta Ida Castelluccio, in circostanze ancora oggi controverse e mai chiarite.

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Da quel giorno, la donna ha speso la sua vita nella ricerca della verità sulla morte del figlio. “Augusta è stata maestra nel saper chiamare per nome tutte le cose – dice don Francoforte alla folla accorsa a rendere l’ultimo saluto a “mamma coraggio” – e nel saper dire a tutti noi quanto siamo belli. Sapeva riconoscere in ognuno di noi quella realtà che ci rende migliori, che ci rende uomini e donne ancora capaci di guardare all’altro nella verità più profonda. Una profeta dei nostri tempi, donna vera, che è parola concreta di quel Signore che oggi le darà il figlio, la verità, la giustizia: tutto ciò che ha sempre ricercato”.

La stessa schiena dritta di Vincenzo Agostino, che trova anche la forza di sorridere e scambiare due parole col sindaco Orlando. Negli occhi, sempre lo sguardo fiero di chi resta per portare avanti una battaglia che non è finita. Don Luigi Ciotti si rivolge proprio a Vincenzo, quando dal pulpito afferma: “La tua e quella di Augusta per tutti noi è stata sempre una porta aperta, ci siamo sempre sentiti a casa. Augusta ha chiesto questa scritta sulla tomba: ‘Qui giace Augusta Schiera, mamma di Nino Agostino, una mamma in attesa di giustizia anche oltre la morte’. Vincenzo – continua – la mano che mettevi sulla sua spalla, oggi è la mano di tutti noi sulla tua. Se non sentiamo che i proiettili del 5 agosto 1989 hanno hanno colpito pure noi, tutto diventa retorica. Devono continuare a graffiarci dentro. Augusta, ci diciamo uno ‘Ciao’ forte forte”, conclude Ciotti tra gli applausi.

“‘Beati gli operatori di pace e i ricercatori della giustizia’: oggi l’eredità che ci lascia Augusta è di credere fortemente a questa parola di Gesù – dice l’arcivescovo Lorefice in un breve intervento -. Raccogliamo questa parola in piedi, in cammino, in avanti, e la ringraziamo”.

Sono in tanti, in Cattedrale, a voler rendere un pubblico omaggio ad Augusta condividendo un ricordo di lei. Ci tengono i ragazzi del cartello di associazioni antimafia “Libera”, che raccontano di una persona “instancabile, mai ferma, che in giro per l’Italia a raccontare la sua storia esordiva sempre così: ‘sono Augusta Schiera, donna e madre dell’agente Agostino'”. Ci tiene l’imprenditore e narratore Michelangelo Balistreri, recitando una poesia-dialogo in cui Augusta è la mamma della figura mitologica di Colapesce, il suo Nino, “una mamma a cui non pensa mai nessuno e che almeno in questo giorno riceve risposta dal figlio”. Ce la mette tutta per finire la sua lettura senza farsi sopraffare dalle lacrime anche il nipote giovanissimo, che le dice: “Mi hai insegnato tutto, sei sempre stata il mio punto di riferimento e un’ispirazione per il mio futuro”.

Sul feretro di Augusta Schiera che sfila fra due ali di componenti dell’Associazione nazionale Polizia di Stato, campeggiano la bandiera di “Libera” e quella italiana. “Col permesso del signor Vincenzo vorrei che lei riposasse col tricolore sopra, simbolo della purezza del Paese, della parte più pulita”, dice Antonino Pezzner, guardia ittico venatoria volontaria e infermiere. L’uomo ha assistito nella malattia sia Augusta Schiera che Agnese Borsellino. “Ad Augusta chiediamo perdono per non essere riusciti a darle giustizia”. Subito dietro c’è Vincenzo Agostino, che con voce tremante ripete ai presenti: “Vorrei abbracciarvi tutti”. Con la schiena sempre dritta come la sua Augusta, mamma coraggio.

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