PALERMO – Una passeggiata al Foro Italico, una fotografia di ordinario degrado e un gruppo su Whatsapp nato quasi per caso che però scatena centinaia di messaggi, telefonate, proposte e risveglia la voglia di partecipare e cambiare le cose in città. Ecco la storia di “Povera Palermo”, un gruppo nato sull’app di messaggistica istantanea e creato una domenica mattina dall’avvocato Giovanni Rizzuti che, quasi senza volerlo, riesce a coinvolgere avvocati, giornalisti, magistrati, medici, imprenditori e commercianti.
Insomma, quella parte di Palermo stanca di assistere al declino del capoluogo e vogliosa di un’opportunità per contribuire al cambiamento e all’inversione di rotta. “E’ una cosa nata quasi per gioco e senza alcuna pretesa”, spiega Rizzuti che tiene a precisare subito come non ci sia alcun fine politico. “Non sono mai stato iscritto a un partito, chi mi conosce sa che sono lontanissimo da certe logiche – continua l’avvocato, uno dei più conosciuti a Palermo – e pensare che non ho neanche troppa dimestichezza con la tecnologia”.
Tutto comincia la mattina di domenica 4 gennaio, quando Rizzuti decide di fare un passeggiata con la compagna al Foro Italico, in riva al mare. “A un certo punto ho visto alcuni turisti fotografare qualcosa a terra e non capivo cosa fosse: mi sono incuriosito e avvicinato e mi sono accorto che il prato era letteralmente sommerso dai rifiuti, per metri e metri. Bottiglie vuote, plastica, sacchetti, petardi, insomma di tutto e di più e non era nemmeno la mattina del primo dell’anno, quando qualche rifiuto per terra è anche comprensibile. Io, come tanti palermitani, ero talmente assuefatto a quelle immagini da non averci neanche fatto caso. Ma i turisti sì e continuavano a scattare fotografie: possibile mai che in questa città si debba vivere così?”.
Tornato a casa, a metà mattinata, l’avvocato invia ad alcuni amici una fotografia del prato coperto dai rifiuti e, per inviarla contemporaneamente, crea anche un gruppo. “L’ho chiamato ‘Povera Palermo’ e, nel giro di qualche ora, sono stato sommerso dai messaggi. Gente comune che non solo si è indignata, ma si è detta anche pronta a fare qualcosa, stanca di come stia diventando questa città. L’altro giorno, passeggiando, ho perfino visto una coppia di anziani in pieno centro avere difficoltà a rientrare a casa per le bancarelle abusive che occupavano tutto il marciapiede. Non è possibile”.
Qualcuno ha proposto la creazione di un gruppo sul web, c’è anche chi si è spinto pensando a un incontro pubblico. “Sono stato subissato di messaggi e chiamate, ho anche chiuso il gruppo perché non era più gestibile – dice Rizzuti – ma questo dà l’idea di come ci sia tanta gente pronta a sbracciarsi, che chiede che qualcosa cambi. Ma non c’è alcun intento politico, ma è uno stimolo all’amministrazione comunale e alle autorità competenti. E’ solo la voce di alcuni cittadini che chiedono di vivere in una città normale”.