E alla fine la zona rossa a Palermo è arrivata. Tutti dentro fino al 14 aprile. La ciliegina dopo più di un anno di patimenti. Una decisione che era nell’aria. E che segue al peggioramento dei numeri. O forse al caos dei numeri, quel caos che si riscontra da giorni, da quando l’inchiesta di Trapani ha sbocciato come birilli le poche certezze che avevamo. Giorni in cui abbiamo visto crollare il numero ufficiale dei tamponi e conseguentemente schizzare l’indice di positività.
C’è chi sui social lo definisce “inevitabile”. No, forse inevitabile non era. Quanto accade oggi è semmai la conseguenza di una miscela esplosiva. Che è fatta, anche ma non solo, di comportamenti irresponsabili, sì, certo. Che si sommano a una inefficacia dei controlli, possibile? E soprattutto al ritardo desolante del nostro Paese nella campagna vaccinale che dovrebbe tirarci fuori dalle secche. In particolare all’assurdo, inconcepibile ritardo nella vaccinazione degli anziani e dei fragili, quelli che finiscono in gran numero in ospedale e che rappresentano la quasi totalità delle persone che muoiono per Covid. Shakerate tutte queste cose insieme e il colore del cocktail sarà il rosso. Rosso come la rabbia dei non garantiti che vedono in questa ennesima mazzata un colpo di grazia che si abbatte sulla loro disperazione. Una rabbia su cui non si deve gettare benzina, irresponsabile chi lo fa. Ma che non si può far finta di non capire.