PALERMO – Era una Palermo diversa, quella variopinta vista ieri pomeriggio. Le sue strade sono state invase dai mille colori della parata del Pride. Migliaia di persone, decine di migliaia, hanno sfilato al ritmo della musica, attraversando il cuore di una città ferita e stanca che per un giorno ha respirato la festa di un carnevale fuori stagione. E sia chiaro, a scanso di ogni equivoco, non usiamo quest’espressione per bollare come carnevalata il corteo del Pride, ma per sottolinearne la dimensione di festa, di gioia, di allegria. Tanti palermitani e turisti assiepati come per il passaggio del Giro d’Italia scattavano foto e giravano video per immortalare il momento. E passeggiando per via Roma, abbiamo scorto, ai margini del corteo, alcune smorfie di perplessità ma anche tanti sorrisi, di volti contagiati dal brio della parata.
Eccoli i “diversi”. Ragazzi giovani e sorridenti che si tenevano per mano. Ragazze piene di vita, legate da un amore di mille colori, come gli abiti sfoggiati da chi ha voluto osare di più, con ironia.
Di fronte a questo spettacolo viene spontaneo domandarsi a chi fanno paura le persone che ieri sfilavano reclamando diritti. Sì, perché è la paura il centro della questione. E quello striscione bianco con la scritta “No all’omofobia” tra i primi del corteo, lo ricordava con semplicità. La paura del diverso, quella che sfocia in discriminazioni e violenze, è il nemico comune contro il quale marciare, magari, perché no?, ballando sulle note di Like a Virgin e Daddy Cool. È questa la parte del Pride che non può non unire, che non può non essere patrimonio di tutti.
Legittimi i punti di vista diversi su altri aspetti delle recriminazioni del mondo Lgbt. Legittime le divisioni e la diversità di vedute quando si entra nel vivo di questioni più complesse. Esempio: buona parte del mondo omosessuale reclama il matrimonio gay e l’adozione, come in alcuni stati del mondo già accade. Si può essere in disaccordo senza essere tacciati di omofobia? Noi pensiamo di sì e riteniamo che chi lo afferma, se lo fa senza scomodare razzismi e concetti offensivi, meriti tanto rispetto quanto chi pensa il contrario. E che sbagliano quanti gettano in un unico grossolano e indistinto calderone l’omofobia con chi rivendica, ed è suo diritto farlo, la specificità della famiglia ‘naturale’. Ma c’è una base comune, una piattaforma di diritti che parlano di uguaglianza e di giustizia e che si fondano sulla dignità della persona e sul rispetto, sulla quale dividersi sarebbe un errore. Un errore dettato da quell’ancestrale emozione che induce il genere umano nei peggiori sbagli. La paura.
“Amare è un diritto umano”, aveva scritto sulla maglietta una ragazza vista al Pride. Abbracciava un’altra ragazza. E a guardarle riusciva davvero difficile immaginare qualcuno che potesse aver paura di quella stretta affettuosa. Sarebbe bello, nel rispetto di tutte le opinioni, confrontarsi “con mitezza e rispetto” (come ammonisce una lettera del Nuovo Testamento) partendo proprio da quell’abbraccio, dopo il pomeriggio variopinto di Palermo.