Una Sicilia da profondo rosso | Ma è da qui che bisogna ripartire - Live Sicilia

Una Sicilia da profondo rosso | Ma è da qui che bisogna ripartire

Francesco Saverio Coppola, coordinatore del Comitato scientifico Obi

Con un Pil che tra il 2007 e il 2011 è crollato quasi del 10 per cento al Sud (contro il 6% del Nord) e un'occupazione in calo di oltre 530 mila unità non c'è da stare allegri. I dati sviscerati da Confindustria Sicilia, Svimez, Obi (Osservatorio Banche Imprese), Fondazione Curella e Fondazione Res parlano chiaro. Ma senza il Sud e la Sicilia non può ripartire neanche l'Italia.

LO STUDIO PRESENTATO OGGI
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PALERMO – Cinque anni di profondo rosso. Con un Pil che tra il 2007 e il 2011 crolla quasi del 10 per cento al Sud (contro il 6% del Nord) e un’occupazione in calo di oltre 530 mila unità. Insomma non c’è da stare allegri leggendo i dati sviscerati stamattina da Confindustria Sicilia, Svimez, Obi (Osservatorio Banche Imprese), Fondazione Curella e Fondazione Res. Che hanno presentato un documento dal titolo “Una politica di sviluppo del Sud per riprendere a crescere”, rivolto alla classe politica, nella convinzione che la ricomposizione del sistema economico italiano non può che ripartire dal Mezzogiorno e dalle sue peculiarità culturali sociali ed economiche, nonché logistiche, territoriali ed ambientali.

La crisi è stata una costante di questo periodo che ha innescato una recessione economica. Cinque anni segnati, in particolare, da crescenti fenomeni di disagio sociale, dall’aumento delle aree di povertà, dal montare della disoccupazione giovanile e dalla fortissima segregazione femminile nel mercato del lavoro. Ma cosa è stato fatto per il Mezzogiorno? “Finora è stato fatto pochissimo e – ha sottolineato Pietro Busetta, presidente della Fondazione Curella – ciò che più preoccupa è che sui temi del Mezzogiorno c’è poco nelle agende politiche dei candidati alla presidenza del Consiglio”.

Il Mezzogiorno, è stato ribadito da più parti, ha subito più intensamente le conseguenze della crisi economica, con una caduta maggiore del prodotto e una riduzione ancora più pensante dell’occupazione. “E per una vera ripresa economica – ha sottolineato il coordinatore del Comitato scientifico Obi, l’Osservatorio Banche Imprese, Francesco Saverio Coppola (nella foto) – è necessario investire proprio sul capitale umano e dare nuove motivazioni ai giovani”. Un dato su tutti: la popolazione italiana si attesta intorno ai 60 milioni di abitanti, di cui la metà occupati. Il Mezzogiorno conta circa 21 milioni di abitanti, di cui solo 6,2 milioni occupati. E se a questo dato si aggiungono gli effetti recessivi provocati dalle ultime quattro manovre effettuate nel 2010 e nel 2011 sul Pil del 2012 e stimabili in un -0,8 per cento nel Centro Nord e in ben -2,1 per cento al Sud, il quadro si fa ancora più preoccupante.

Ma esiste una ricetta per uscire dal tunnel? L’assessore regionale all’economia, Luca Bianchi, che ha preso parte all’incontro, non ha dubbi sull’importanza dell’Unione Europea per ripartire. “Avremo molti soldi da spendere con i fondi europei, più di un miliardo di euro all’anno. Utilizziamo i bandi pubblici per fare politiche industriali e utilizziamo la domanda pubblica per produrre occupazione. Di certo il 2013 sarà ancora un anno difficilissimo”.

Il destino dei giovani dipende, insomma, dalle prossime azioni della politica. “Fermare l’emorragia che colpisce le regioni meridionali in merito alla fuga delle nuove generazioni – aggiunge Coppola – è un obbligo per il nuovo governo”. “Finiamola di parlare di crisi e parliamo di ciò che possiamo fare – ha detto il vicepresidente di Confindustria Sicilia, Nino Salerno –. Oggi ci sono tutti gli elementi per ripartire da zero. Che dall’auspicio comune dei firmatati del documento per lo sviluppo del Meridione possano scaturire azioni concrete per riaccendere la speranza e la ripresa economica”.


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