PALERMO – Confessore e spicciafaccende. Un uomo che vive per lunghe ore sospeso sul solco tra il potere e la vita normale. Tra quella che chiamano casta e tutto il resto. L’autista del potente è a pensarci bene un medium. Un corridoio che conduce dalla strada ai Palazzi che contano.
A volte, però, avvezzo a strade e scorciatoie, succede che sia lo stesso autista a percorrere quel tragitto. È il caso di quello che in tanti chiamavano l’Incredibile Hulk per stazza e possenza. Possenza che diventò potere. Seguendo la strada tracciata dall’auto blu. Della quale Salvino Barbagallo era l’autista, al “servizio” (se così si può dire) del deputato regionale Biagio Susinni. Vent’anni fa la sovrapposizione tra autista e politico si compiva del tutto a Sala d’Ercole, dove Barbagallo, che fu anche assessore regionale, entrava proprio come “supplente” di Susinni. Un cambio alla guida, dietro allo scranno del parlamento più antico del mondo.
Dove oggi e da anni Totò Lentini svolge un ruolo di primo piano. Ex Mpa, ex Udc oggi con Sicilia Futura, il deputato regionale è un dipendente regionale che ha svolto anche la mansione di autista, appunto. Dall’auto all’Assemblea regionale. Una carriera “velocissima”, quella del parlamentare capace di ottenere migliaia di preferenze già da due legislature. Perché l’autista, in fondo, conosce il potere da dentro. Al punto da instaurare un rapporto simbiotico col politico stesso. “Trascorro più tempo col deputato che con mia moglie”, racconta uno di questi conducenti, esperienza ultraventennale. Tante storie raccolte negli anni. Tra cui non mancano quelle da tenere segrete. Sia per ragioni diplomatiche che “familiari”. L’autista sa. A volte sa anche troppo. Ma nessun pericolo. Perché l’autista sa, ma non parla. “Finirei di lavorare”, spiega uno di loro. Addio credibilità. Addio possibilità di continuare a stare nell’anticamera (e spesso nella camera) del potere.
Anche perché alla fine l’autista è qualcosa di più. Ne sa qualcosa ad esempio un deputato questore dell’Ars che da due legislature chiede lo stesso accompagnatore. Un amico, ormai. Una porzione di casta che sta un po’ fuori dalla casta. Nonotante il luogo comune dell’autista dallo stipendio d’oro. E a dire il vero non si è nemmeno così lontani dalla realtà. Un conducente ad esempio delle auto blu dell’Ars, con una discreta esperienza di lavoro riesce a portare a casa ogni mese anche cinquemila euro. Frutto del contratto che trasforma in “missione” ogni viaggio oltre i quaranta chilometri. Se la passano meno bene gli autisti della Regione, stipendio più basso, ma comunque più che dignitoso.
E del resto la vita dell’autista è anche un po’ avventurosa, spinta dalle necessità degli incontri pubblici e istituzionali. Ma non solo. Perché i racconti dei conducenti sono infarciti di altro: accompagnamento a comunioni e battesimi. A matrimoni e incontri privati. Perché l’autista è anche un segno. Un simbolo. Non a caso un deputato della Sicilia orientale che oggi dispone di un gran numero di vetture di gran valore valore, per presentarsi persino ai matrimoni sceglieva l’auto blu, una “povera “ Audi A6. Una carretta di fronte ai bolidi di sua proprietà. “Perché il lampeggiante ha sempre il suo fascino”.
L’autista esegue. Perché già dopo un po’ è dalla parte del politico. A causa di quel corso intensivo, a quella full immersion nel potere. L’autista esegue. Come accadde nel caso dell’ex sindaco di Messina Giuseppe Buzzanca. L’auto blu lo accompagnò fino a Brindisi. Ma la motivazione era seria. Doveva raggiungere la moglie che stava per imbarcarsi per il viaggio di nozze. Il ricongiungimento in quel caso andò a buon fine. Anche grazie all’autista, evidentemente. Perché quel lavoro, sospeso tra la gente e il potere, è pur sempre una questione di cuore.

