Una vita ad aspettare l'autobotte: la Sicilia non cambia mai

Una vita ad aspettare l’autobotte dell’acqua: la Sicilia non cambia mai

La siccità non basta a giustificare l'emergenza idrica
L'OPINIONE
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Una conversazione mi è rimasta impressa nella memoria e adesso, in epoca di siccità, ritorna in mente spesso. Ero a Punta Grande, località marina nei pressi di Porto Empedocle, in provincia di Agrigento, nella villa estiva di famiglia di mio suocero, un uomo di grande cultura e di rarissimo senso civico, forse a causa di alcune ascendenze inglesi.

L’attesa del nonno

Agosto, stavamo aspettando sul ciglio della strada, come al solito, l’arrivo dell’autobotte per rifornirci d’acqua che, come al solito, veniva erogata poche ore una volta alla settimana, quindi insufficiente. Si voltò verso di me, ero molto giovane, e mi disse in siciliano: “Vedi Pippo, avevo 5 anni e mia madre mi chiedeva di controllare se fosse finalmente arrivata l’acqua, ne ho quasi 80 e sono qui ad aspettare l’autobotte. In questa terra non cambia mai niente”.

La Sicilia che non cambia

Usando un episodio della sua vita quell’uomo, probabilmente senza volerlo, mi ha raccontato la storia della Sicilia degli ultimi 70 anni. Una storia che possiamo sintetizzare nell’espressione: “In questa terra non cambia mai niente”.

A parte l’entusiasmo dei fondatori della Regione siciliana, per tutti il suo primo presidente Giuseppe Alessi, poi abbiamo sperimentato una classe politica, con la speciale eccezione di Piersanti Mattarella ucciso perché voleva riportare legalità e ordine nella pubblica amministrazione e di altri (citiamo Leoluca Orlando con la “Primavera di Palermo”) che si sono opposti alla cattiva politica e al malaffare, che generalmente nella migliore delle ipotesi ha curato interessi ristretti secondo la mentalità dell’appartenenza partitica a fini elettorali, nella peggiore, ce lo dicono processi e sentenze, interessi pure della mafia e dei suoi complici.

L’autonomia ha prodotto continue emergenze

Abbiamo goduto di una autonomia fin troppo ampia che avrebbe potuto farci volare nello sviluppo socio-economico attraverso le immense ricchezze culturali e naturalistiche di cui disponiamo. Invece è servita a trascinare la Sicilia, decennio dopo decennio, nel baratro della pratica infame del favore, delle speculazioni edilizie, dello scempio delle nostre coste, dell’inquinamento delle istituzioni attraverso corruzione e collusioni con Cosa Nostra.

La vicenda della siccità di cui stanno soffrendo enormemente gli imprenditori agricoli, le famiglie, specie in determinate province, e gli allevamenti è emblematica, come lo è la perenne “emergenza” rifiuti.

Le vere responsabilità

La mancanza di piogge è ovviamente una delle ragioni della penuria d’acqua ma le vere responsabili sono la politica e le istituzioni regionali che non hanno approntato quei provvedimenti necessari, come la manutenzione delle dighe che hanno progressivamente ridotto la loro capacità e l’eliminazione delle copiose perdite della rete idrica, per far fronte ai prevedibilissimi fenomeni siccitosi dovuti ai cambiamenti climatici che qualcuno si ostina a disconoscere.

Intanto, c’è chi fa affaroni grazie alla latitanza dei poteri pubblici. Li fa con l’acqua, li fa con i rifiuti. Per brevità evitiamo di addentrarci nell’assenza di interventi strutturali (dissalatori, utilizzo di acque reflue depurate, eccetera). In fondo, discorso trito e ritrito, lo abbiamo voluto e lo vogliamo noi siciliani che in tanti, non tutti per fortuna, continuiamo a votare certa politica e certi politici in cambio di qualche cortesia personale a danno del bene comune.

Progressiva desertificazione

Il risultato, non voglio apparire un “tragediatore” ma inutile girarci intorno con falso ottimismo, è davanti agli occhi. La Sicilia è destinata a una progressiva desertificazione mentre invecchia inesorabilmente guardando impotente i giovani fuggire via ormai da anni. “Avevo 5 anni e mia madre mi chiedeva di controllare se finalmente fosse arrivata l’acqua, ne ho quasi 80 e sono qui ad aspettare l’autobotte”. Non c’è altro da aggiungere.


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