Una voragine da mezzo miliardo| Comuni e Province nel caos - Live Sicilia

Una voragine da mezzo miliardo| Comuni e Province nel caos

Gli enti locali sono a un passo dal fallimento.

PALERMO – Più di 300 milioni servono ai Comuni per evitare il dissesto. Altri 180 ne mancano alle Province per scongiurare il fallimento. È una voragine da mezzo miliardo quella che sta inghiottendo gli enti locali siciliani. Un buco dovuto alle scelte dei governi regionali e nazionali, mai davvero in grado di dialogare e di ragionare all’unisono. Ci riproveranno stasera, intorno alle 19, quando il ministro dell’Interno Angelino Alfano incontrerà, in rappresentanza della giunta di Crocetta, l’assessore alle Autonomie locali Luisa Lantieri, oltre ai vertici dell’Anci Sicilia, Leoluca Orlando in testa.

Orlando: “La Regione ci invita al fallimento?”

E il primo cittadino di Palermo non ha nascosto la drammaticità del momento. “Al ministro dell’Interno – ha detto – abbiamo rivolto un appello ai limiti della disperazione per le condizioni di confusione in cui si trovano le amministrazioni comunali, di incertezza finanziaria per la mancata erogazione di risorse. Siamo a metà 2016 e non si possono fare i bilanci disponendo solo di un terzo delle risorse previste per l’intero anno, che la Regione non ha erogato”. Orlando ovviamente si riferisce al congelamento di buona parte dei 340 milioni previsti in Finanziaria per i Comuni, in attesa che si definisca l’accordo con lo Stato da 500 milioni.

Come Livesicilia ha raccontato qualche giorno fa, infatti, la Regione ha comunicato ai Comuni di disporre soltanto della somma di 105 milioni e ha anche invitato i sindaci a “congelare” a loro volta gli stanziamenti in bilancio. Bilanci però che sono già in ritardo di un mese. E sui Comuni adesso incombe persino il rischio del commissariamento. “Abbiamo chiesto un incontro al ministro dell’Interno – ha proseguito Orlando – per chiedergli se la posizione della Regione è un invito a dichiarare il fallimento dei comuni, perché in queste condizioni nessun comune è condizione di approvare il bilancio e così si va al dissesto”. Un dissesto che arriverebbe se la Regione, tra l’altro, esercitasse i poteri che le concede la legge: quelli cioè, di commissariare i Comuni per la predisposizione dei bilanci. Una mossa, però, che l’assessorato alle Autonomie locali vuole scongiurare, perché questa si tradurrebbe in una dichiarazione di dissesto. Così, oggi l’Anci chiederà, tra le altre cose, la proroga a luglio della scadenza dei termini per la chiusura dei bilanci. Nella speranza che nel frattempo Roma dia l’ok e si possano erogare le risorse attualmente bloccate.

I soldi “virtuali” promessi da Crocetta

Eppure, ieri si era diffuso per qualche minuto un cauto ottimismo. Il presidente della Regione, infatti, aveva annunciato, attraverso un comunicato stampa, di avere trovato una “soluzione immediata per i bilanci dei Comuni”. Nella nota, si faceva riferimento alla convocazione della conferenza regionale autonomie locali per il prossimo 31 maggio. “Nel corso dell’incontro – ha annunciato Crocetta – verranno stabilite le assegnazioni regionali dei trasferimenti ai comuni. La dotazione ripartita – proseguiva la nota – sarà quella prevista dalla legge, 340 milioni di euro per la parte corrente. Tale assegnazione consentirà ai comuni di poter tranquillamente predisporre e approvare il bilancio di previsione per il 2016”. Una soluzione tutt’altro che immediata, in realtà. E non in grado di risolvere granché. Crocetta, infatti, avrebbe deciso di operare la suddivisione ai Comuni degli interi 340 milioni. Una spartizione però solo virtuale, visto che i soldi “veri” e disponibili sono sempre quelli: 105 milioni. Insomma, invece di ripartire quelli già in cassa, si ripartiranno insieme soldi veri e soldi virtuali. Ma nella sostanza cambia poco o nulla.

Anche per questo Orlando parla di “ennesima conferma della confusione che regna nella Regione e di quello stato di calamità istituzionale che l’Anci denuncia da anni”. Il sindaco, poi, allarga per un attimo lo sguardo oltre l’Anci e dichiara: “Mi hanno già preannunciato che c’è già il fallimento pronto per tutte le province siciliane”. Una notizia che apre un altro fronte, non così slegato però dalla sorte dei Comuni.

La crisi delle Province

Al momento, a dire il vero, dal governo regionale smentiscono ipotesi di richiesta di dissesto finanziario da parte delle ex Province. Ma “la situazione – ammette l’assessore alla Funzione pubblica Luisa Lantieri – è gravissima, drammatica”. In alcune ex Province come Agrigento ed Enna, ad esempio, al momento i soldi disponibili consentono di prorogare i contratti dei precari solo fino a giugno. Mentre sugli enti nel caos, si è abbattuta anche la richiesta dello Stato, persino più “pesante” rispetto agli anni passati. “Mentre la Sicilia – spiega la Lantieri – non è entrata nella ripartizione dei fondi statali per le Province, il governo centrale ha richiesto una somma ingente per la compartecipazione alla Finanza pubblica”.

I ritardi della riforma, le richieste dello Stato

E scendendo nel dettaglio, va detto che lo Stato non ha considerato le Province siciliane in sede di riparto delle somme, proprio a causa dei ritardi nell’approvazione della riforma degli enti: un iter catastrofico che si è tradotto in tre anni di commissariamenti, e in un disastro amministrativo che si è riversato sui cittadini: scuole a pezzi, strade gruviera e persino stop ai servizi per gli handicappati. Roma, poi, c’ha messo del suo, aumentando dai 120 milioni richiesti nel 2015 ai 180 milioni richiesti quest’anno il contributo delle Province al risanamento della finanza pubblica. Una cifra che passerà addirittura a 240 milioni nel 2017. E le Province non ce la fanno. Per rimanere in piedi, servirebbero proprio quei 180 milioni richiesti dallo Stato. “O almeno una parte – spiega Luisa Lantieri – per garantire i servizi essenziali”. E magari gli stipendi di dipendenti e precari. Che, stando alla norma nazionale, dovrebbero essere messi in mobilità. E giungere, in buona parte, proprio ai Comuni. Gli stessi enti a un passo dal dissesto e che non riescono a stabilizzare i loro precari: circa 15 mila persone. Anche in questo caso, solo Roma può consentire alla Sicilia di uscire dal caos. Il governo regionale e l’Anci stasera verificheranno, nel confronto con Alfano, se lo Stato è intenzionato a tendere la mano all’Isola.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI