Unipa, l'identikit dei laureati | In crescita la soddisfazione - Live Sicilia

Unipa, l’identikit dei laureati | In crescita la soddisfazione

Il rapporto fotografa" gli studenti che conseguono il titolo nell'ateneo

Rapporto AlmaLaurea
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PALERMO – Cresce la soddisfazione complessiva dei laureati all’Università di Palermo, ma rimangono gap nazionali tra gli occupati dopo la laurea e le condizioni infrastrutturali non sono impeccabili. A suggerirlo è il ventunesimo “Rapporto sul profilo dei laureati”, redatto da AlmaLaurea, relativo al 2018.

Il consorzio interuniversitario ha intervistato più di 7.000 tra allievi e allieve che hanno conseguito sia il titolo triennale sia quello magistrale, rilevando che l’87,4% dei laureati si dichiara complessivamente soddisfatto della sua esperienza universitaria. Soddisfazione maggiore rispetto agli anni scorsi: nel 2018 si attestava all’86%, nel 2017 all’85%.

Unipa migliora come punto fermo per gli studenti: il 73% degli intervistati da AlmaLaurea si iscriverebbe di nuovo all’ateneo e il 66% confermerebbe anche il corso di studi; anche qui il dato è in crescita rispetto al 2018 (68%) ed al 2017 (65%). Positivi anche i numeri riguardanti la soddisfazione per il rapporto con il corpo docente (85%) e l’adeguatezza del carico di studio (quasi l’81%).

Le lauree magistrali biennali. Il tasso di occupazione post lauream, a uno e cinque anni dalla laurea, è rispettivamente al 58% e al 78% (l’Istat definisce occupati tutti coloro che sono impegnati in un’attività retribuita, di lavoro o di formazione). Il rettore Fabrizio Micari osserva che il quadro “non può essere considerato pienamente soddisfacente: se infatti il dato sull’occupazione dei nostri laureati di alcune aree, in particolare quelle di Ingegneria e Medicina, è molto positivo e in linea con quello nazionale, in altre aree il gap rispetto alle medie nazionali è ancora rilevante”. Dove vanno lavorare i laureati? Il 61,6% è inserito nel settore privato, mentre il 33,8% nel pubblico. La restante quota lavora nel non-profit (4,4%). L’ambito dei servizi assorbe l’84,4%, mentre l’industria accoglie il 14,3% degli occupati; marginale, secondo AlmaLaurea, la quota di chi lavora nel settore dell’agricoltura.

Le triennali. A un anno dal conseguimento del titolo, il tasso degli occupati è del 52,9%, e quello di disoccupazione (calcolato sulle forze di lavoro, cioè su coloro che sono già inseriti o intenzionati a inserirsi nel mercato del lavoro) è pari al 31,3%. Tra gli occupati il 19,7% prosegue il lavoro iniziato prima della laurea, il 12,8% ha invece cambiato lavoro, e il 67,5% ha iniziato a lavorare solo dopo il conseguimento del titolo. Il 24,6% degli occupati può contare su un lavoro da dipendente a tempo indeterminato, mentre il 36% su un lavoro “non standard” e in particolare da dipendente a tempo determinato. Il 17% svolge un’attività autonoma. Il lavoro part-time coinvolge il 34% degli occupati. Ma quanti fanno quello per cui hanno studiato? AlmaLaurea ha preso in esame l’efficacia del titolo, cioè una combinazione tra la richiesta della laurea per l’esercizio del lavoro svolto e l’utilizzo delle competenze apprese all’università. A considerare la laurea “molto efficace” o efficace” per il lavoro svolto è il 55% degli occupati, e il 44,3% dichiara di utilizzare in misura elevata le competenze acquisite all’università nel proprio lavoro.

Quanto all’età media al momento della laurea, è di 26,3 anni per il totale dei laureati; nello specifico di 24,9 anni per i laureati di primo livello e di 28,1 anni per i magistrali biennali. Un dato su cui incide il ritardo nell’iscrizione al percorso universitario: non tutti i diplomati infatti, rileva AlmaLaurea, si immatricolano subito dopo aver ottenuto il titolo di scuola secondaria superiore. Il 45,3% dei laureati termina l’università in corso, in particolare il 41% tra i triennali e il 64,7% tra i magistrali biennali. Il voto medio di laurea è 105,6 su 110: 102,4 per i laureati di primo livello e 110,2 per i magistrali biennali (il consorzio ricorda che “per il calcolo delle medie il voto di 110 e lode è stato posto uguale a 113”).

Aspetto senz’altro migliorabile quello infrastrutturale, in particolare delle aule: sono state giudicate adeguate dal 65% dei laureati, ma va comunque evidenziato come nel 2017 lo stesso indice fosse fermo al 51%.

“Si tratta di dati davvero confortanti – afferma Micari riferendosi all’intero rapporto – che dimostrano la qualità del lavoro svolto e dell’impegno dei docenti, e che confermano lo stato di ottima salute dell’ateneo, che ha chiuso per il quarto anno di fila il bilancio in attivo, pur mantenendo costante la tassazione studentesca con un livello medio della tassazione tra i più bassi in Italia, e che ha appena avviato un imponente quadro di nuove assunzioni e di upgrade del personale docente”.


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