L’aria di scissione nel Pdl e, in generale, nel centrodestra non accenna a una sterzata. Al contrario, tra i finiani e i berlusconiani si delinea con maggior chiarezza la consapevolezza di un cambio di guardia quanto mai necessario. Dopo le ultime batoste, il centrodestra non ci sta. Così, come nel più tradizionale dei proverbi, si va verso il ‘muore Sansone con tutti i filistei’. Per il centrodestra cambiare la leadership berlusconiana non sarà sufficiente. Insieme al Silvio nazionale, bisognerà ‘rifare il trucco’ a tutta la classe dirigente. In che modo?
Il primo passaggio è chiaro e lo rivela, questa mattina, il quotidiano ‘la Stampa’: “convergere in un nuovo gruppo parlamentare – scrive Fabio Martini – formato da altri tre nuclei: le truppe sudiste di Gianfranco Micciché, i delusi del gruppo dei responsabili e alcuni deputati del Pdl, vicini a Gianni Alemanno e ad Altero Matteoli. I nomi sono già scritti su un foglietto, ma fino all’ultimo minuto sono possibili ripensamenti che potrebbero far slittare il battesimo”.
A passare nel nuovo gruppo sarebbe anche Adolfo Urso, siciliano e – almeno fino a ieri – fedelissimo di Fini. Urso starebbe meditando la fuoriuscita da Fli sia per la mancata condivisione della linea politica del partito, che per una delusione di carattere personale.
Fatto sta che i due siciliani – Urso da una parte e Micciché dall’altra – potrebbero essere i nuovi fautori di una rivoluzione annunciata nel panorama nazionale di centrodestra. In questa direzione, alcuni sviluppi si cominciano a vedere anche in Sicilia, dove il riferimento di Urso in casa Futuro e Libertà è Pippo Scalia, non a caso assente a Bagheria nel giorno della visita di Gianfranco Fini. Questa eventuale scissione, comunque, non dovrebbe avere effetti all’Assemblea regionale, dove il parlamentare che fa riferimento a Scalia – e, quindi, a Urso – è Luigi Gentile. Al contrario di Scalia, infatti, Gentile era presente durante la visita del presidente della Camera nel comune del Palermitano. Segno, quest’ultimo, di una differenza di vedute rispetto ai suoi riferimenti politici all’interno del partito, sia a livello regionale, che nazionale.