La Guardia di Finanza lo scorso anno lo ha beccato con in mano oltre 1500 euro in contanti. Nunzio Comis, figlio del noto capomafia di Picanello Giovanni, è accusato di aver prestato una somma di denaro ad un imprenditore pretendendo tassi usurai superiori al 100% su base annua. Il finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria avevano accertato che Comis “aveva prestato a usura la somma di 1000 euro, consegnandone al ristoratore solo 900 e pretendendo la restituzione di 1400 in 14 settimane. Nel corso delle perquisizioni i militari trovarono assegni e contanti. Comis, inoltre, risultava percettore del reddito di cittadinanza.
Per l’accusa, quindi, avrebbe approfittato del momento di difficoltà dell’imprenditore: Comis è finito sotto processo per usura aggravata dal metodo mafioso. La vittima sarebbe stata minacciata di gravi ritorsioni in caso di inadempienza.
Il processo abbreviato si è concluso con una sentenza di colpevolezza. Nunzio Comis è stato condannato a 7 anni, 1 mese e 10 giorni di reclusione e 3.555 euro di multa (la richiesta del pm è stata 8 anni). Il gup Stefano Montoneri lo ha condannato al risarcimento del danno in favore ella parte civile, che liquida in 7.000 euro.