PALERMO – Venti milioni di euro destinati a Palermo e finiti nelle tasche di alcuni dei ventidue arrestati nel blitz della Finanza di Roma. Il filone siciliano della Procura romana ruota attorno alla Gfb, “Gestioni fuori bilancio”, una società pubblica costituita nel 1988, tra l’altro, per finanziarie alcune opere pubbliche e affrontare alcune emergenze sociali a Palermo. Alla fine degli anni Novanta la gestione dell’ente viene affidata ai sindaci di Palermo e Catania nelle vesti di commissari, e nel 2003 l’ente ha accumulato debiti per oltre 50 milioni di euro e non ha girato neppure un centesimo al Comune di Palermo, tanto che l’amministrazione di Palazzo delle Aquile ne chiede la liquidazione.
Il ministero delle Finanze decide la liquidazione coatta della Gfb, nomina commissario Stefano Nannerini, oggi arrestato, e gli affida una provvista di 24 milioni di euro. Soldi che, come ha spiegato il procuratore aggiunto di Roma, Michele Prestipino, “sono stati spesi per ragioni del tutto estranee alle finalità pubbliche”. Sarebbero stati, insomma, distratti dal commercialista romano Nannerini e dirottati in favore di società e conti correnti riconducibili ad alcuni degli arrestati del blitz di oggi. Tra questi Maurizio Persico, funzionario della Ragioneria dello Stato, e il fratello Gianfranco.
L'indagine che ha portato all'arresto del patron del Parma Giampietro Manenti ha un retroscena siciliano: un commercialista avrebbe fatto sparire i finanziamenti pubblici per le grandi opere nel capoluogo.
Partecipa al dibattito: commenta questo articolo