CATANIA – Vigili del Fuoco, Polizia Municipale, Polizia di Stato e Carabinieri. Assembramento di forze dell’ordine in via Furnari per lo sgombero di una palazzina così come disposto da un’ordinanza del Comune di Catania per un problema di instabilità e pericolo di crollo dell’immobile. Una vicenda, quella dell’immobile di via Furnari, che dura da quasi due anni anche a suon di ricorsi al Tar. La notizia è arrivata come una doccia fredda all’avvocato Ivan Maravigna, uno dei legali insieme a Alessandro Pulvirenti, che da anni segue gli inquilini (oltre una ventina di persone) che stanno protestando contro il provvedimento di sgombero. “Non sappiamo dove andare” – urla una donna. Un altro residente: “Ci stanno trattando come animali”.
“E’ un bruttissimo segnale – incalza l’avvocato Maravigna – quello che oggi ha dato l’amministrazione comunale. Tra una ventina di giorni, a fine marzo, è fissata l’udienza innanzia al Tar che valuterà sulla fondatezza delle censure adotte dagli abitanti di via Furnari rispetto al provvedimento”. Lo sgombero, infatti, è frutto di una diffida (come si può vedere nella foto dell’atto) a ottemperare all’ordinanza sindacale di sgombero del 27/07/2014. Quella cioè di due anni fa. Nessun nuovo atto è stato esitato dall’amministrazione comunale fondato su nuove motivazioni.
Agli inquilini è stato proposto come alternativa provvisoria un pernottamento in un bed and breakfast per una decina di giorni. “Hanno garantito solo pernottamento senza vitto – denuncia l’avvocato – Garantire i pasti a queste persone sarebbe un gesto civile”. Dopo l’intervento tampone sarebbe stato proposto – racconta un residente – “un bonus di 250 euro al mese”.
La vicenda di via Furnari è iniziata due anni fa. “Il provvedimento di sgombero – racconta Ivan Maravigna – fu emesso prima del ferragosto del 2014 e credo che anche la scelta della data serve a capire come agisce questa amministrazione comunale. Noi riuscimmo ad ottenere un decreto presidenziale di sospensione dell’ordinanza di sgombero. Si andò poi alla prevista udienza camerale durante la quale fu revocato questo provvedimento presidenziale sulla base delle attestazioni di pericolo che gli enti avevano certificato. Noi in quella sede avevamo fatto presente come quelle certificazioni fossero state fatte a vista e ad occhio senza accertamenti di tipo tecnico-strumentale. E il Tar disse che le motivazioni di diritto che avevano adotto non erano completamente infondate, ma erano anzi meritevoli di approfondimento in quanto avevamo rilevato una irregolarità amministrativa nella procedura. E quindi questo, in un giudizio di merito, che ci sarà a fine marzo è estremamente importante e significativo”. In parole povere l’udienza potrebbe modificare le sorti dello sgombero. “E’ evidente – aggiunge Maravigna – che se lo sgombero viene realizzato prima la magistratura si trova davanti a una situazione di fatto già realizzata. Io mi chiedo perchè non è stato fatto in questi due anni?”. “E’ una cosa che andava organizzata diversamente – evidenzia ancora l’avvocato – vi era anche la disponibilità delle famiglie a valutare situazioni diverse qualora vi fosse stato un pronunciamento definitivo dell’autorità giudiziaria che noi rispettiamo. Evidentemente altri no”.
Infuocato il post su facebook di Matteo Iannitti (il primo a rilanciare la notizia sui social), del Movimento Catania Bene Comune, che scrive: “Il palazzo è privato, non è occupato abusivamente, è insicuro e per questo si erano chieste valide alternative abitative”. E aggiunge: “Un grande favore ai privati”.
L’avvocato Maravigna, poi, lega il caso di via Furnari ad un altra storia che segue a livello giudiziario. E cioè quella dell’appartamento di via Crociferi, dove dovrebbe nascere la sezione catanese del museo egizio. Lo sgombero di via Furnari “arriva dopo un altro bruttissimo segnale – incalza Maravigna – Il sindaco ha dichiarato la volontà di ospitare il museo egizio a casa di una famiglia catanese. Tra sei mesi è fissata l’udienza per stabilire di chi è la proprietà dell’appartamento del palazzo di via Crociferi. Si è voluta mettere la magistratura davanti al fatto compiuto. Dire che c’è il progetto del museo egizio in un luogo oggetto di una causa pendente davanti al Tribunale civile. E’ lo stesso di quello che sta accadendo stamattina in via Furnari. Si tratta dell’ennesima forzatura sui tempi della giustizia”.
Maravigna non ha filtri e attacca duramente le scelte dell’amministrazione comunale: “In una situazione in cui la città è consegnata all’illegalità totale, ci si accanisce contro i cittadini. Corso Sicilia è stato espropriato ai catanesi. E’ una vergogna. Vengano con l’esercito, i carabinieri, la polizia e i vigili urbani in Corso Sicilia e lo restituiscano alla legalità invece di togliere le case ai cittadini”.