Mettiamo che un figlio scrupoloso debba portare una medicina a sua madre. Mettiamo che la madre abiti nei dintorni di viale Francia. Mettiamo che la consegna sia prevista per martedì. La telefonata sarà di questo tenore: “Oggi non venire”. “Perché?”. “Perché c’è il mercatino. Non potresti passare”. Il mercatino. Qui è dovuta una spiegazione agli studiosi di diritto costituzionale. Non c’è scritto da nessuna parte, eppure, a Palermo, in un preciso giorno della settimana, una parte della città è proibita. Non è lecito andarci. Non è permesso passeggiare. Non è consentito l’ingresso. Gli ambulanti all’alba piazzano le bancarelle in mezzo alla strada e la chiudono. I vigili prendono nota. Viale Francia, appunto, la città proibita. Ogni martedì.
A piazzale Francia – sede dell’antico mercatino – ci sono i lavori in corso. Dunque gli ambulanti si sono spostati per vendere e hanno invaso il resto, soffocando la libertà dei residenti. A Palermo funziona così, se tu sei titolare di un diritto, poco importa. Ha ragione chi riesce a imporre la sua forza fisica. E’ chiaro che i titolari delle bancarelle hanno la sacrosanta motivazione di voler sopravvivere, ma qualcuno dovrebbe porsi il problema dell’armonizzazione di esigenze diverse. Invece no, vince il più grosso, come nella giungla. E così sia.
Accade nella capitale della legalità che persegue pericolosissimi installatori di gazebo, però lascia alle bancarelle di viale Francia un pezzo di città. E non succede niente. Non c’è un comandante dei vigili che prenda provvedimenti, né un assessore che faccia la voce grossa, né un sindaco che consideri la questione. Mamma, come stai, senza medicine? “Così così. Ci vuole pazienza. Comunque a me gli ambulanti fanno tanta simpatia. Poverini… Speriamo”. A questo siamo ridotti. Speriamo.