Capanne in via Ruggero Settimo, la rivolta di un palermitano

Capanne in via Ruggero Settimo, la rivolta di un palermitano

Parla Mario Dell'Oglio, l'imprenditore che, con altri, si è opposto al mercatino.

Mario Dell’Oglio, imprenditore palermitano con un nome conosciuto in tutto il mondo, è un uomo di passione. Lo si capisce subito, pure nel corso di quattro chiacchiere al telefono. E’ finito alla ribalta – perfino suo malgrado – per la voce che ha prestato a chi si è sentito ferito dalle capanne natalizie di via Ruggiero Settimo. Ne è nata una sorta di guerra punica social, con i favorevoli e i contrari, le polemiche, specialmente sotto Natale, piacciono molto ai palermitani. Ma lui sfugge al luogo (ovviamente) comune che pure qualcuno ha sollevato: “Il mio ragionamento non è contro le persone che hanno il diritto di lavorare e non perché qualcuno debba concederlo, ma perché è così. Non ho certamente nulla contro chi onestamente organizza, da artigiano, la sua merce. Dico che anche lui deve essere aiutato a valorizzarsi e che quelle installazioni nel salotto cittadino non servono a nessuno e danneggiano tutti, per il caos che si crea”.

La polemica

La vicenda ha avuto inizio con un pubblico appello al decoro: “La collocazione al centro della via Ruggero Settimo del mercatino di Natale è un’offesa ai commercianti del centro, oltre che l’ennesimo segnale di impoverimento culturale di tutto il contesto”. Lo stesso Dell’Oglio ha, infine, chiosato una delle più recenti puntate del dibattito con un post su Facebook. Una risposta all’assessore comunale alle Attività produttive, Cettina Martorana, che aveva replicato alle critiche, parlando di una ‘misura eccezionale’ e invitando al dialogo. “Io gioco nella stessa squadra degli artigiani che espongono il loro prodotto nelle capanne e non permetterò a nessuno di far passare l’idea che questa partita si giochi tra i ricchi e cattivi commercianti di via Ruggero Settimo contro i virtuosi artigiani, non è così e mai così sarà – si legge nella risposta dell’imprenditore -. Perché non prendiamo questa spiacevole vicenda come un’opportunità per fare città insieme veramente, fuori dagli schemi della correttezza formale, ma dentro la realtà. Quella degli artigiani e quella dei commercianti di via Ruggero Settimo e quella dei cittadini che numerosi si sono espressi sui social. Per esempio, c’è un problema di risorse per illuminare via Ruggero? Perché non farlo in sinergia con noi commercianti?”. Il resto è un fiume di umori condiviso con LiveSicilia.it.

“Cerchiamo solo il dialogo”

Ma prima di raccontare questa empasse che si intreccia con le parole di tutti, bisogna scrivere che è forte l’impressione di un già visto e che è fortissima la sensazione che l’inghippo nasca da una difficoltà di chiarezza che promana dall’alto – amministrativamente parlando – verso il basso. Perciò, pare di scorgere il consueto profilo dei quadri di un’esposizione cittadina, tra malcontento e silenzi, che siano rifiuti o viabilità o ‘soltanto’ decenza. Una promenade nello sconforto. E Mario Dell’Oglio di sconforto e passeggiate parla: “Ho scritto quel post e non ho avuto risposta. Ho ricevuto il consenso di moltissime persone che vorrebbero fare una passeggiata che rilasci una esperienza significativa in uno dei luoghi più belli che esistano. Noi vogliamo il dialogo. Non ci siamo lamentati eccessivamente per i problemi, per l’immondizia, per i cantieri infiniti, per un calo mostruoso di presenze. Siamo sempre stati collaborativi, senza mai ricevere risposte. Viviamo nel centro abbandonato. Io sono favorevolissimo alla pedonalizzazione, ma se non c’è un progetto coerente, cosa hai fatto? Hai preso un’autostrada e l’hai chiusa al traffico”.

“Assenza di comunicazione”

“Se a tutte le criticità – incalza Dell’Oglio – aggiungi un mercatino di capanne di plastica e legno, stai prendendo a picconate una città. E dà molto fastidio l’assenza di comunicazione e di coinvolgimento. Si è scavata una voragine tra cittadini e amministrazione, certi silenzi sono incredibili. Io sono uno orlandiano, se così si può dire, essendo un uomo libero, adesso mi dichiaro deluso. L’ho votato, ma non mi interessa più la discussione sui massimi sistemi, preferisco parlare delle scelte che hanno conseguenze sulla mia vita di imprenditore, di commerciante impegnato che ancora mantiene la sua attività e, specialmente, il negozio storico del 1957. E vado avanti, con i miei meravigliosi collaboratori, intraprendendo, escogitando, mettendo su un circuito internazionale. Ora provo davvero una grande amarezza. Come posso spiegarlo? Lo stato d’animo di chi parla senza essere nemmeno ascoltato”.

Il grido dell’abbandono

Scrive Mario Dell’Oglio nel suo taccuino aperto di disilluso: “E’ davvero questo il piano di una città del futuro?”. Ed è un grido che nasce da chi si sente abbandonato già nel presente, alla fine di qualcosa, e non sai bene cosa verrà dopo. Ancora una agrodolce missiva degli affetti “Cara Palermo, deciditi: che cosa vuoi essere? Mi sveglio ogni giorno pensando a come posso contribuire, attraverso i miei tre negozi, alla vita di questa città…”. A questo punto si capisce, una volta di più, che, nella rivolta di un palermitano, c’è lo sgomento di tutti, quale che sia il campo da gioco, lo scoramento di tutti – artigiani, imprenditori, palermitani a vario titolo – nell’unico teatro dell’abbandono. Qui è diventato impossibile dare equilibrio alle legittime esigenze di ognuno, fra necessità e virtù. Più che una guerra, una disastrosa sconfitta annunciata.

(la foto di copertina è tratta dalla pagina Facebook di Mario Dell’Oglio)

Mario Dell’Oglio

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