PALERMO – È sull’Ismea che si concentra un capitolo delle indagini della Direzione distrettuale antimafia di Palermo. All’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare si sarebbe verificato un intreccio di interessi fra mafiosi e massoni.
Lucio Lutri, ex maestro venerabile di una loggia palermitana, funzionario dell’assessorato regionale all’Energia, sarebbe stato l’uomo chiave di una serie di investimenti pianificati dal clan mafioso di Licata guidato da Giovanni Lauria, soprannominato “il professore”.
Degli affari si iniziò a parlare nel 2016. Già allora emergeva la figura di Renato Vecchioni, avvocato ed ex legale dell’Ismea. Sarebbe stato Vecchioni il professionista a cui si era rivolto Lutri per mettere a posto la questione dei debiti di Giovanni Mugnos, il quale doveva restituire 40 mila euro all’Istituto. Lutri e Mugnos sono due dei sette arrestati del blitz dei carabinieri del Ros e del comando provinciale di Agrigento eseguito nei giorni scorsi fra Licata e Palermo. Lutri si rivolse ad un commercialista che fece da tramite con Vecchioni. Per le “spese” che l’avvocato stava sostenendo avrebbe ricevuto una busta con cinque mila euro durante un incontro monitorato dai carabinieri.
Ed è sempre nel corso di un incontro che si parlò di investimenti con Vecchioni. In particolare quelli per l’avvio di un’impresa vitivincola da impiantare tra Sambuca di Sicilia e forse Piana degli Albanesi, e quelli per aprire un magazzino per la conservazione della frutta a Butera. “Lo vogliamo fare con Ismea”, diceva Lutri che ammetteva pure di essersi attivato per spingere “un bando da 700 mila euro”. “Lo riprenderemo”, diceva il funzionario dell’assessorato all’Energia. Di che bando stava parlando? Anche su questo lavorano i carabinieri del Ros coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Guido e dai sostituti Alessia Sinatra, Caludio Camilleri e e Calogero Ferrara. Vecchioni, dal canto suo, doveva fare da tramite con qualcuno interessato ai progetti. Ed erano “progetti grossi… in tutta la Sicilia” dei quali Vecchioni, non si comprende per quale ragione, voleva che Lutri ne parlasse con l’ex governatore Totò Cuffaro (non coinvolto nell’indagine).
Non è tutto. All’Ismea non c’era in ballo solo la questione del debito di Mugnos, ma anche un contenzioso fra l’Istituto ed alcuni affittuari di terreni. Ed è proprio su uno di questi terreni che Mugnos e Angelo Lauria, altro arrestato del blitz, avevano in programma di impiantare un termovalorizzatore. Lutri sapeva che “si sono ripresi alla Regione i programmi di Totò Cuffaro… si parla di termovalorizzatori… e uno dei termovalorizzatori piccoli… non so se sarà Licata … Campobello di Licata …”.
Si tornava a parlare di termovalorizzatori e i mafiosi della famiglia di Licata non volevano farsi trovare impreparati, sfruttando le amicizie nella macchina burocratica.