CATANIA – Una nuova testimonianza. Un nuovo caso di violenza si aggiunge all’elenco delle accuse mosse al ‘santone’ Pietro Capuana e alle tre fiancheggiatrici Katia Concetta Scarpignato, Fabiola Raciti e Rosaria Giuffrida. Nel corso dell’ultima udienza del processo scaturito dall’inchiesta “12 apostoli”, che ha svelato un mondo di orrori e abusi che si sarebbe consumato all’interno della Comunità di Lavinia, è stata esaminata una ragazza che da minorenne sarebbe stata tra le vittime dell’imputato.
Nella fase delle indagini preliminari la giovane non aveva confermato i fatti, ma oggi nel dibattimento ha scelto di scardinare ogni paura e raccontare quanto avrebbe subito. La donna ha anche dato indicazioni sul “ruolo” delle tre collaboratrici del Capuana che avrebbero “spinto” affinché le ragazze assecondassero le richieste del settantenne, difeso dall’avvocato Mario Brancato.
La pm Agata Consoli al termine dell’esame della teste ha formulato al Tribunale una nuova contestazione nei confronti dei quattro imputati. L’udienza, che stamattina si è svolta a Bicocca per le esigenze di distanziamento del Covid-19, è continuata con un’altra testimonianza. È stata sentita la mamma che con la sua denuncia ha dato l’input all’indagine della polizia postale. La teste ha spiegato che dopo aver scoperto alcune chat della figlia ha cominciato a sentirsi con le altre mamme per capire se avevano avuto esperienze simili.
Il Tribunale ha aggiornato il processo al prossimo 23 febbraio sempre nell’aula bunker di Bicocca. Le parti offese sono assistite dagli avvocati Tommaso Tamburino e Salvo Pace. La diocesi di Acireale – parte civile nel procedimento – è rappresentata dall’avvocato Giampiero Torrisi.