PALERMO – “Già Massimo ha parlato con Giuseppe… noi ci stiamo organizzando per portarlo in campagna e gli diamo una bella mangiata di legnate”, così diceva Massimiliano Ficano a Bartolomeo Scaduto la mattina del 19 agosto scorso. È il giorno in cui Fabio Tripoli viene pestato per avere sfidato l’autorità del nuovo capo mafia di Bagheria.
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Una mattina di violenza
Una mattinata di violenza ricostruita dalla Procura di Palermo e dai carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale che nella notte hanno arrestato altri presunti autori della spedizione punitiva. I militari avevano piazzato una telecamera davanti al negozio Iman, a Bagheria, dove si erano dati appuntamento prima della spedizione punitiva.
Arrivarono uno dopo l’altro, in sella a degli scooter. Poi si spostarono, tra le 15:39 e le 15:50. La destinazione era la casa di Tripoli dove entrarono con la scusa di consegnare una confezione di acqua. Il loro percorso è stato ricostruito grazie alle immagini delle telecamere piazzate nelle strade limitrofe.
“Gli ha aperto la testa”
Alle 16:05 infine Giuseppe Cannata andò da Ficano per informarlo che “quello gli aperto tutta la testa. L’ho guardato… gli ho detto stai zitto che ti è finita bene infilati dentro… gli ho detto appena non lo vuole capire lo lasciamo nella sedia a rotelle”.
Telefoni intercettati
I loro telefoni erano tutti sotto intercettazione ed è emersa la ferocia con cui è stato picchiato Tripoli con delle cazzottiere. “Io e Ivan (Salerno, ndr) cafuddavamo”, diceva Scaduto, di fatto confessando il suo ruolo.
D’Apolito che aveva fatto da palo ad un certo punto si era avvicinato: “… vedi che il sangue a terra era a buttare”.
E Scaduto aggiungeva: “Ivan si è infilato subito (il pestaggio è avvenuto dentro casa)… io il tempo che ho posato il motore e siamo entrati diretti ma già lui lo aveva preso e io ho iniziato a colpire… non me le sento le mani”.