PALERMO – La condanna è definitiva. Per l’imputato si aprono le porte del carcere. Ci resterà per 14 anni. La Cassazione chiude la vicenda giudiziaria di un settantenne che abusò sessualmente della figlia della convivente.
Fu la bambina, che all’epoca dei fatti aveva 9 anni, a raccontare il suo inferno fatto di violenze e orrori. I fatti sono del 2009. L’anziano obbligava la piccola, a casa e in macchina, a ripetere, da sfortunata protagonista, le scene dei film pornografici. Le diceva che era un gioco. Un gioco da tenere nascosto, soprattutto alla mamma. E il silenzio aveva retto per due anni lunghi anni.
Finalmente, nel 2011, la bambina divenuta ragazzina trovò la forza di raccontare tutto alla madre e poi alla psicologa delegata dal pubblico ministero Alessia Sinatra che invocò e ottenne, al termine del processo di primo grado, una pena esemplare.
La condanna a 14 anni fu confermata in appello, compresa la provvisionale per il risarcimento danni alla vittima e ai familiari, assistiti dagli avvocati Massimo Motisi e Cinzia Calafiore. L’imputato dovrà sborsare 140 mila euro, ma il danno definitivo deve ancora essere quantificato in sede civile.