“Non occorre che venda un rene. Faremo tutte le dovute verifiche sulla sua storia, completate le quali interverremo con un contributo che permetta a Raimondi di riprendere la sua attività artigianale”. La risposta è del presidente della Regione, Raffaele Lombardo, al caso sollevato dal deputato dell’Ars Salvino Caputo, sulla vicenda di Mario Raimondi, artigiano vittima di usura che aveva messo in vendita un rene per riaprire la sua attività chiusa per i debiti accumulati con gli strozzini.
L’artigiano è stato ricevuto a palazzo d’Orleans e il governatore, dopo aver ascoltato la sua storia ha detto che, una volta confermato il suo racconto, “utilizzeremo i fondi riservati per consentirgli di far ripartire la sua attività restituendogli la dignità di uomo e di artigiano che gli è dovuta”.
Una buona notizia, ma solo a veder corto. E’ possibile che un uomo deve giungere a mettere in vendita un rene per aver una compensazione al coraggio dimostrato nella denuncia degli strozzini? E’ possibile che, perché questo grido disperato giunga nei piani alti dei palazzi del potere, debba essere raccolto da un uomo politico? E’ mai possibile chiedere a chi paga il pizzo o gli usurai di non avere la minima esitazione a denunciare quando poi non esistono compensazioni?
Che Raimondi riceva “un” contributo per la sua causa è certo una buona notizia. E’ il singolo contributo per il singolo caso che non è una buona notizia. Non è così che si può gestire la tanto pubblicizzata rivolta di commercianti e imprenditori contro le vessazioni della criminalità organizzata. Serve una legge che valga per tutti.