PALERMO – Il Reddito di cittadinanza parte in sordina, tra speranze e buone intenzioni, ma senza folla e code chilometriche. Oggi la “carica” prevista nei giorni scorsi sembra non essere suonata: a Palermo uffici postali semideserti per tutta la mattina e impiegati a gestire l’ordinaria amministrazione, con sorpresa di chi era uscito di casa pronto per lunghe attese. Già più movimentata, ma pur sempre spedita e controllata, la situazione in alcuni Caf della città.
Uno dei patronati più attivi nella prima mezza giornata di reddito è il Caf Cisl di via Villa Heloise, che alle 11,30 circa conta una sessantina di domande presentate in sede, e oltre 200 da tutti i Caf Cisl della provincia di Palermo. A queste potrebbe aggiungersi quella di Daniele, non molto ferrato su requisiti e procedure ma armato di speranze. “Ho 38 anni, sono separato da poco e sono disoccupato – dice -. Nella mia vita sono anche stato in regola, ma ben 14 anni fa, e da tutti questi anni lavoro saltuariamente e senza garanzie. Spero che mi inseriscano nel mondo del lavoro – continua -. Voglio portare il pezzo di pane a casa. La speranza è solo quella, di essere inserito nel mondo del lavoro”.
Girolamo Crivello, responsabile Caf Cisl Palermo, assicura la preparazione dei dipendenti nell’affiancare i cittadini: “Abbiamo organizzato corsi di formazione, riunioni con l’Inps per dare il nostro contributo sulla modulistica e rendere le procedure più efficienti, e studiato il software utilizzato per il servizio. Non ci sfugge nulla, e chi è passato da qui lasciando intendere cattive intenzioni l’abbiamo subito mandato via”. Gli operatori di via Villa Heloise però notano che due cose in particolare sfuggono ai richiedenti: l’Isee, che molti non hanno portato insieme al resto della documentazione, e il fatto che la domanda sia totalmente gratuita, in virtù di una convenzione tra Caf e Inps.
Attività rapide e senza intoppi anche alla Zisa dove, a pochi minuti dalla chiusura dell’una, il Caf Cisl di via Re Tancredi conta una cinquantina di nomi in lista d’attesa. Tra loro c’è Alessandro Latino, 56enne disoccupato dal 2007. “Alla mia età non so come posso trovare un lavoro – commenta -. Avevo il Rei (reddito di inclusione, ndr) ma è sospeso, mi manca la seconda parte prevista oltre al sussidio cioè quella del progetto di lavoro. Sono completamente disagiato. Certo i soldi servono a tutti, ma l’importante è che io vada a lavorare, anche a 100 km di distanza. Una persona ‘tolta di mezzo’ alla mia età è una cosa brutta”. Latino è un artigiano tagliatore di tomaie in pelle, e la sua ricerca nel settore in Sicilia non ha dato i frutti sperati. “Io partirei subito anche se si trattasse di andare a Firenze o che so, nelle Marche. Io ho moglie e un figlio di 23 anni, pure disoccupato nonostante un’infinità di domande di assunzione mandate; in famiglia lavoravo solo io”.
I ‘furbetti’ ci saranno comunque, e i Caf si dicono già attrezzati per stanarli, ma al sussidio anti povertà gialloverde puntano soprattutto tante persone in difficoltà. “Lavoravo per un’azienda che si occupava di vendite e oggi sono qua perché da quattro anni ho perso il lavoro – racconta Fabio Alfano, 53 anni – e confido molto sulla possibilità, grazie al reddito di cittadinanza, di essere ricollocato nel mercato del lavoro. La provvidenza economica che ci sarà erogata aiuterà molto, visto che sono sposato e ho tre figli a carico. Non vedo l’ora di incontrare i famosi ‘navigator’ – dice Alfano – per avere l’opportunità di rientrare a lavorare ed essere produttivo e proficuo per me, per la mia famiglia e per il nostro Paese”.