Traffico di droga alle falde dell'Etna |Dai clan ai cani sciolti dello spaccio - Live Sicilia

Traffico di droga alle falde dell’Etna |Dai clan ai cani sciolti dello spaccio

Dalle ultime inchieste emergono nuovi equilibri nel mercato degli stupefacenti catanese.

CATANIA – Da una parte i clan siglano accordi per trincerarsi e contrastare le azioni delle forze dell’ordine, dall’altra personaggi svincolati dal controllo mafioso. E’ la doppia faccia del traffico di droga alle falde dell’Etna. Un duplice aspetto che emerge dalle ultime inchieste che si sono susseguite nell’ultimo corso del 2016. In particolare è l’inchiesta “Baly” dei carabinieri ad aver aperto questo scenario. I trafficanti dalla piazza di spaccio itinerante tra Gravina di Catania e Mascalucia stavano tentando di creare dei contatti diretti con i fornitori olandesi per poter abbassare il prezzo al dettaglio di cocaina e poter conquistare una buona fetta di mercato della vendita di stupefacenti. Chi non è al comando della criminalità organizzata, nella malavita si definisce un “cane sciolto”. Gli indagati dell’inchiesta Baly li potremmo definire i “cani sciolti” della droga.

Alla “regia” di questo sistema “autonomista” ci sarebbe stato Mario Pace, ergastolano che però ha un “pedigree” mafioso. Il nome di Mario Pace si trova anche in alcuni siti internazionali sui gangster e killer. E’ indicato come un ex esponente del clan Pillera Cappello. Pace è stato condannato all’ergastolo per il duplice omicidio di Santo Laudani (il figlio del patriarca dei Mussi i Ficurinia, Sebastiano) e di Sergio Petralia ammazzati all’interno ad agosto del 1990 all’interno di una macelleria nell’ambito della sanguinosa faida che vedeva contrapposti i Cappello ai Laudani. Pace (che sarebbe indicato come uno dei mandati dell’omicidio del figlio del boss) fu catturato dalla Criminalpole a Milano nel 1998. Dal carcere di Padova sarebbe riuscito a fornire direttive per un fiorente traffico di cocaina, tentando anche i contatti diretti con i trafficanti olandesi. Attenzione però ai cani sciolti, perché la storia (anche recente della mafia) insegna che i boss non sempre guardano di buon grado chi vuole far da solo e non spartire i guadagni. Daniele Paratore, ci raccontano i processi, è finito crivellato di colpi per questa scelta.

A Catania lo scenario è totalmente diverso. Il traffico di cocaina in città è quasi monopolizzato dai Santapaola di Catania. Anche se si notano salti in avanti di alcuni esponenti del clan Cappello che in questi anni sono tornati in libertà. Quegli stessi Carateddi, con il quartier generale al “passareddu” nella zona di via Paulet a pochi passi dal Commissariato di Polizia di San Cristoforo. Dove abitano alcuni dei pericolosi e spietati boss dei Cappello – Bonaccorsi. Anzi abitavano visto che molti sono rinchiusi in carcere in regime di 41 bis. La loro “potenza di fuoco” aveva permesso alla squadra di Sebastiano Lo Giudice (a casa c’è tanto di targa con il suo nome) di conquistare diverse piazze di spaccio, che poi nel 2009 (dopo la notte del blitz Revenge) tornarono nelle mani dei Nizza. I fratelli Daniele e Salvatore (da poco finito in manette) Nizza abitano in una palazzina (ben tenuta) vicino via Stella Polare nel rione Angeli Custodi. E a prendere le redini ultimamente per lo smercio di stupefacenti visto che Andrea Nizza è un pericoloso latitante in fuga sarebbe stato proprio Salvatore, che avrebbe creato un fiorente take away dello spaccio disarticolato dalla Dda etnea. E non si può dimenticare la zona del traforo, roccaforte dei Mazzei, in quella via Belfiore dove si vedono spesso uno dei figli del boss Nuccio Mazzei e la moglie.

Spostiamoci a Librino per troppo tempo una zona franca per il crimine organizzato. Qui alcuni angoli sono irriconoscibili, in quello che fu il quartier generale di Fabrizio Nizza in uno dei civici di viale Moncada molti si tengono alla larga da dove abitava quello che da capo è diventato “uno sbirro”. Avere un fratello pentito non ha nemmeno aiutato la carriera criminale di Andrea Nizza che, nonostante gli show e le sfilate dei centauri armati a San Cristoforo e Galermo e l’alleanza criminale con la famiglia Marino e i figli di Giovanni Arena, ha visto diminuire la sua incisività criminale. Anche se il sostegno per la sua latitanza sembra ancora forte. Al viale Moncada 10 invece già alle 7 di sera si nota un po’ di movimento. La conformazione delle colate di cemento aiuta a controllare bene chi entra e esce nel “fortino” della droga e, magari, dare il segnale in caso di incursioni di polizia o carabinieri. Nella fossa dei leoni, al viale Grimaldi, le “vedette” sono piazzate nei punti strategici. Dagli stradoni andando verso San Giorgio si nota anche chi si è armato di una sedia (magari per stare più comodo) per “controllare il territorio”.

San Giovanni Galermo è un centro di smercio di cocaina. Via Capo Passero e via Ustica sono i due supermarket principali. Dal governo monopolistico di Battaglia, sotto processo, alla conquista dei Nizza dopo. In questa area a pochi passi dalla piazza dedicata al poliziotto ucciso dalla mafia Beppe Montana hanno provato a conquistarsi la loro fetta di mercato anche i Cursoti Milanesi, che invece hanno il controllo dello spaccio a San Berillo Nuovo. Il processo Indipendenza, in corso nelle aule bunker di Bicocca, fotografa le vendite e i volumi d’affari in quel pezzo di città.

La droga è ancora il primo business della mafia militare di Catania. I criminali ricorrono anche a nuove “tipologie” di stupefacenti, come la marijuana con un alto potenziale di thc. Ogni dose ha l’effetto di cinque. Si lavora – nel massimo riserbo seguendo le indicazioni della Procura targata Zuccaro – per determinarne i canali di approvvigionamento.

 

 


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